Pubblico impiego, stop dalla Corte

Martedì 22 Maggio 2018
Pubblico impiego, stop dalla Corte
LO STOP
TRIESTE Ancora uno stop al sospiratissimo contratto e nuova beffa per gli oltre 13mila dipendenti del Comparto unico regionale del pubblico impiego (regionali e comunali). La Sezione di controllo della Corte dei conti, infatti, ha espresso un giudizio negativo sulla copertura finanziaria degli aumenti retributivi, accusandola di eccessiva genericità. Per il solo 2018 il piatto - affermano i magistrati - piange per oltre un milione di euro.
Ciò significa che occorrerà una nuova norma di legge, presumibilmente con il primo treno utile ossia la legge di assestamento estivo del bilancio (a luglio). A quel punto la Corte riesaminerà la questione per fornire il via libera. Conclusione: gli aumenti effettivamente percepibili in busta-paga matureranno fra settembre e ottobre. Salvo buon fine.
GLI AUMENTI
Dopo aver stabilito con legge adeguamenti di stipendio del 2,9% per regionali e comunali, la Regione ha varato una seconda norma di legge (con l'assestamento dell'estate 2017) adottando un rinvio dinamico agli aumenti stabiliti per i dipendenti statali a livello nazionale, in modo da conseguire miglioramenti in busta-paga pari al 3,48% complessivo per i 13mila del Friuli Venezia Giulia. Si tratta di una media di 82-85 euro lordi al mese in più.
GLI INGHIPPI
La Corte ha formulato una serie di quesiti istruttori, ossia chiarimenti formali, alla Regione e l'ente ha puntualmente risposto. Tuttavia restano in campo, a giudizio dei magistrati contabili, alcune criticità importanti. Al di là del vulnus riferito alla troppa vaghezza delle norme, la Sezione di controllo esplicita che per i dipendenti regionali l'aumento effettivo a regime risulterebbe con le norme fin qui approvate pari al 3,55% e non al 3,48%. In ogni caso la Corte, «pur ribadendo la necessità di adeguare le quantificazioni alle modalità di calcolo generalmente e in precedenza adottate, ritiene che, in ragione dell'assoluta esiguità dello sforamento, pari allo 0,07%, possa comunque sussistere la compatibilità economica della bozza contrattuale esaminata». D'altra parte sul fronte della copertura finanziaria oggettiva, i magistrati confermano la piena copertura a bilancio.
I SOLDI AI COMUNALI
La criticità di spessore meno superabile riguarda, invece, gli aumenti retributivi stabiliti a beneficio dei dipendenti degli Enti locali. I calcoli eseguiti dalla Corte dei conti conducono ad affermare che gli aumenti effettivi per questa categoria assommano al 3,75%, ossia ben più del pattuito formale, con la conseguenza che gli oneri finanziari riferiti ai comunali ammonterebbero per il solo 2018, con gli aumenti a regime, a 4,475 milioni di euro. E invece nel bilancio di previsione 2018 e pluriennale 2018-2020 della Regione - osserva la Corte dei conti - sussistono stanziamenti pari complessivamente a 3,436 milioni per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020.
LA BOCCIATURA
Ecco perché la Corte conclude che «non sussiste, allo stato degli atti, evidenza della copertura finanziaria fino al tasso effettivo del 3,75% per gli oneri relativi al personale degli Enti locali a carico del bilancio regionale, vale a dire per una somma pari a 1,039 milioni di euro per il 2018 a regime».
IL SINDACATO
I rappresentanti dei dipendenti sottolineano, innanzitutto, che la Corte ha promosso a pieni voti l'impianto innovativo del contratto di lavoro, oltretutto «esaltando i contenuti di autonomia regionale e con ciò spianando la strada alla prospettiva di livelli migliorativi anche di quelli nazionali in occasione del prossimo rinnovo», come spiega la segretaria regionale della Funzione pubblica Cgil Mafalda Ferletti.
L'appello alla Regione è di fare presto dopo le estenuanti attese (otto anni): per questo il sindacato chiede un confronto urgente al nuovo assessore alla Funzione pubblica, Sebastiano Callari. Il quale non fa a tempo ad accettare l'incarico che già si ritrova di fronte alla prima, importante grana.
Maurizio Bait
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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