Patto con lo Stato, salvaguardia impossibile

Martedì 16 Gennaio 2018
LA NUOVA INTESA
TRIESTE Nessuna clausola di salvaguardia potrà essere prevista nell'ambito dell'accordo finanziario ancora in fase di trattativa che la presidente della Regione Debora Serracchiani punta a chiudere entro la fine della legislatura con lo Stato per «rendere più stabili le entrate generate dalla compartecipazione alla fiscalità generale». Lo ha spiegato chiaramente lei stessa nel corso dell'audizione che si è svolta ieri pomeriggio a Trieste in Prima Commissione del Consiglio regionale, presieduta da Renzo Liva (Pd).
Incalzata da Alessandro Colautti (Ap), la presidente ha precisato che «non vi è garanzia quantitativa di entrate anche se siamo una Regione a statuto speciale» e che «nessun raffronto si può fare con Trento e Bolzano che hanno dinamiche finanziarie con lo Stato diverse e hanno versato in un'unica soluzione quello che lo Stato chiedeva a titolo di abbattimento del debito». Un esempio però che la Regione intende replicare per quanto riguarda l'intesa che disciplina i rapporti con lo Stato «ma per Statuto vigente e disciplina maggioritaria della Corte Costituzionale non possiamo chiedere la clausola di salvaguardia, non abbiamo diritto alla quantificazione delle nostre entrate».
I CAPISALDI
L'accordo consentirà di applicare l'utilizzo dei 240 milioni (120+120) nel biennio 2018-2019 a riduzione degli impegni assunti con lo Stato dal precedente accordo Tremonti-Tondo dunque la quota che la Regione dovrà allo Stato per abbattere il debito pubblico sarà di 250 milioni l'anno (ai 370 milioni che sono sine die ne vanno sottratti 120). L'altro punto chiave è il passaggio dal metodo del riscosso a quello del maturato sul reddito prodotto in Friuli Venezia Giulia e sull'ampliamento della platea delle imposte soggette a compartecipazione regionale. Così, secondo Serracchiani «le nostre risorse saranno meno volatili».
LE OPPOSIZIONI
Di «debolezza di trattativa» ha parlato Colautti, ribadendo che la stessa Corte Costituzionale «ha ricordato che lo Stato non può saccheggiare unilateralmente le Regioni a statuto speciale» ed è dunque «nostro interesse mantenere la bilateralità». Secondo la leghista Barbara Zilli «la strada per l'autonomia è un'altra, la vera sfida delle Regioni virtuose è conquistare la duratura titolarità impositiva sul territorio così da raggiungere quella parificazione tra Stato e Regioni che rappresenta il cuore e l'essenza della vera rivoluzione federale». Replica Renzo Liva (Pd): «C'è la previsione di un miglioramento complessivo delle entrate regionali». Scettico Luca Ciriani (FdI): «È un accordo anticiclico» mentre Riccardo Riccardi (Fi) ribadisce: «Senza simulazioni non si discutono i patti finanziari altrimenti è solo uno spot elettorale che lascia a chi verrà dopo l'eredità di una trattativa al buio con lo Stato».
Elisabetta Batic
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