Nuovi bar in centro? Scatta l'obbligo di servire vini e altri prodotti locali

Mercoledì 23 Maggio 2018
NUOVE REGOLE
PORDENONE C'è il requisito minimo di una superficie non inferiore a 50 metri quadrati e quello della presenza di spazi sufficienti per una corretta gestione dei rifiuti. Ma c'è anche l'obbligo di inserire nella propria offerta commerciale almeno dieci etichetti di aziende vinicole del Friuli Venezia Giulia e almeno cinque prodotti di aziende agroalimentari friulane. Come dire che - stando al nuovo regolamento per l'apertura di esercizi di somministrazione nel centro cittadino - anche una caffetteria dovrà tenere dietro il banco dieci bottiglie di vini locali o che una pasticceria siciliana dovrà servire gubane e presniz. È uno dei punti più contestati del documento che ha ottenuto lunedì sera parere favorevole dal Consiglio comunale e che dovrà ora ritornare all'Uti per il via libera definitivo. Se anche le forze di opposizione concordano sulla necessità di disciplinare l'apertura di nuovi pubblici esercizi in centro e la conseguente concorrenza al ribasso, diversi sono infatti gli aspetti controversi, che riguardano anche temi più delicati quali quello del rumore, dal momento che i nuovi vincoli si applicano solamente alle attività di somministrazione mentre lasciano fuori, paradossalmente, alcune tipologie di locali come quelli di intrattenimento, i più a rischio da questo punto di vista, come il nuovo Capitol, che rientra nella categoria dei circoli privati. Il nuovo regolamento è stato illustrato dall'assessore al Commercio Emanuele Loperfido: «Il precedente Piano dei pubblici esercizi - ha spiegato - era stato approvato nel 2005, successivamente però era entrata in vigore la direttiva Bolkestein, che ha fatto sì che con una semplice Scia si potesse aprire un'attività. Questo ha comportato una libera concorrenza che, sotto gli occhi di tutti, ha portato a un aumento quasi esponenziale di luoghi di somministrazione in aree già coperte dal servizio. Spesso tanti hanno provato ad affrontare l'avventura di gestore di pubblico esercizio come se fosse una cosa semplice da fare. Ecco allora che questa enorme offerta nella città da parte dei pubblici esercizi non ha potuto portare a un aumento di offerta qualitativa, ma a un'offerta livellata verso il basso, con un fiorire di pubblici esercizi, uno accanto all'altro, un impoverimento immobiliare e un proliferare della concorrenza illimitato in un mercato comunque abbastanza piccolo». I nuovi paletti non prevedono un contingentamento, ma una programmazione, con l'obiettivo di mantenere la competitività dei pubblici esercizi in relazione alla popolazione esistente. Una volta i gestori - spiega ancora l'assessore -, dopo un certo numero di anni vendevano il famoso avviamento, che aveva un valore a seconda del brand e del sito. Ma con la Bolkestein questo valore è crollato». Ora per le nuove aperture è imposta una serie di requisiti - inseriti nell'articolo 6 - che comportano investimenti significativi: dalle caratteristiche di compatibilità acustica a una superficie minima di 50 metri quadrati (al netto di cucine e altri locali di servizio), dalla presenza di un servizio igienico accessibile ai disabili per tutti gli esercizi sopra i 100 metri quadrati (250 quelli previsti dalla normativa nazionale) all'installazione di sistemi di sicurezza quali le telecamere, dagli spazi per la raccolta differenziata a soluzioni all'insegna della sostenibilità, dalla presenza fra i prodotti somministrati di almeno dieci etichette vinicole di dieci aziende del Friuli Venezia Giulia e di cinque agroalimentari all'impegno a non installare slot machine, sia pure al di fuori del limite di 500 metri dai luoghi sensibili.
Lara Zani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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