Negozi all'ex Bertoli, l'idea non piace al presidente Uti e agli architetti

Domenica 18 Marzo 2018
LA VICENDA
UDINE Questione di punti di vista. Dopo due aste andate deserte, la Procedura del concordato preventivo della Progetto Udine srl, proprietaria dell'area da 112mila metri quadri all'ex Bertoli, come ha fatto sapere il legale Aldo Algani, è interessata a proporre al Comune «un cambio di destinazione d'uso per poter facilitare la vendita finora risultata impossibile» del comparto, grande come sedici campi da calcio messi assieme. E l'idea alla base, per favorire l'acquisto del comparto da parte di terzi, sarebbe che l'area, oggi con destinazione soprattutto residenziale, «possa diventare prevalentemente commerciale».
E le reazioni non si sono fatte attendere. Il presidente dell'Uti (nonché sindaco di Tavagnacco, comune a un tiro di schioppo dall'area in questione) Gianluca Maiarelli non nasconde le sue perplessità. «Penso che vada fatta una valutazione complessiva sugli obiettivi di questo territorio di area vasta e non credo che gli obiettivi siano quelli di aumentare le aree commerciali. La decisione spetta a Udine, ma credo che concorderà, perché era un ragionamento comune. Quell'area è un'area strategica straordinaria di grandissime opportunità e proprio per questo va valutata in un'ottica di territorio. Insomma, sarebbe interessante da capire quali sono le esigenze, che non sono solo quelle di Udine, ma di un territorio più ampio». E come risolvere il nodo costituito dal fatto che, così com'è, a destinazione prevalentemente residenziale, quegli 11 ettari non li compra nessuno? «Ci si potrebbe mettere a un tavolo di confronto, fra Regione, Uti, Comune di Udine e Procedura per trovare una soluzione più utile per il territorio», dice Maiarelli, che proprio ieri mattina ha avuto il primo incontro con le giunte dei vari comuni per presentare il piano dell'Unione.
«Un'altra area commerciale non serve a nessuno», sostiene il presidente dell'Ordine degli architetti di Udine Paolo Bon. Che però riconosce: «Certo la presenza di un'area dismessa così vasta in una zona che non è vera periferia né vero centro, difficile da leggere, richiede una soluzione». E lancia la sua provocazione, ma non troppo: «Per come mi sembra, la destinazione agricola dopo la bonifica potrebbe essere una soluzione. È una provocazione, ma non così lontana dallo scenario immaginabile. Non è così peregrina».
Una provocazione che Massimo Ceccon, consigliere di Innovare e presidente della commissione Territorio, trova «molto più lungimirante dell'idea di farne un'area commerciale». Ceccon, già con il suo gruppo si era battuto contro l'ipotesi di un nuovo supermercato all'ex Dormisch. E, ragionando su un'area ben più vasta, come quella dell'ex Bertoli, sostiene che «va bene far rinascere un'area dismessa, ma per noi la soluzione resta sempre quella di ridurre la cementificazione. Quindi no ad aree commerciali di questo tipo: sono solo nuove cattedrali che fra dieci anni ci porremo il problema di come riqualificare. Sono politiche miopi». Ad ogni buon conto il tema, in un Comune a fine mandato, «non è all'ordine del giorno. Gli interlocutori saranno i nuovi amministratori». Concorda la sua collega di Innovare Marilena Motta: «Non conosco i dettagli di questi recenti sviluppi ma dobbiamo essere consapevoli del rischio che questo genere di interventi, spesso speculativi, pongono. Infatti se da un lato permettono di sostenere economicamente la bonifica di un'area dimessa dall'altro possono rendere il contesto urbano sempre più difficile da governare nel lungo termine».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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