Medici in sciopero negli ospedali: «Siamo allo stremo»

Mercoledì 13 Dicembre 2017
LA PROTESTA
UDINE È stata massiccia in Friuli Venezia Giulia l'adesione dei medici allo sciopero nazionale. Al Santa Maria degli Angeli di Pordenone era garantire solo due sale operatorie su dieci, una per gli interventi programmati e una per le urgenze, quasi totale l'adesione a Trieste e moltissimi medici in sciopero anche a Udine e negli ospedali spoke del territorio. «Abbiamo cercato di limitare al massimo i disagi per l'utenza ha assicurato il segretario regionale della Cimo, Giulio Andolfato - non è uno sciopero contro l'utenza o gli amministratori ha precisato ma un'occasione per parlare ai cittadini».
La sanità di fatto riguarda tutti, sia vista nell'ottica dei camici bianchi sia dei pazienti e, a detta dei medici, oggi la situazione si legge così: un povero medico per un povero paziente. Lo sciopero è nato soprattutto per protestare contro il contratto nazionale, con una riduzione del potere d'acquisto delle buste paga di due terzi dal 1996 e l'aumento di oneri assicurativi nonché una lunga strada per raggiungere la pensione, sempre più decurtata.
I PROBLEMI LOCALI
Se queste sono le argomentazioni che hanno riguardato tutti i medici d'Italia, in Fvg i problemi sono anche altri: «A Udine porta l'esempio il segretario Cimo le liste per alcuni interventi sono a 30 giorni ma effettivamente le operazioni vengono fatte a 90 giorni, un disagio per gli utenti che si somma a quello professionale dei medici». Così, durante la giornata dell'orgoglio medico ospedaliero, sono emersi numerosi problemi, dalle specializzazioni che negli atemei friulgiuliani non ci sono più e una messa a regime non ottimale tra ospedali hub e ospedali spoke.
«In Friuli siamo tornati agli anni '70 dice ancora Andolfato : ci sono 18 ospedali territoriali senza tecnologie adeguate per comunicare con gli hub, quindi 18 fortini e ognuno che difende il proprio giardino». A malapena sufficienti anche i posti letto per gestire gli acuti, o meglio, «sarebbero sufficienti se servissero solo per gli acuti precisa - e se il territorio fosse in grado di gestire pre e post-acuti».
GLI ORGANICI
Altro capitolo è quello del personale che non basta: a Udine su 46 sale operatorie nel pomeriggio sono in funzione solo 5 perché manca personale e negli ospedali hub serve un medico di turno ogni 60 pazienti acuti, ma di fatto questo non avviene. In questo caso la ricetta dei medici esiste: creare la mobilità tra hub e spoke, una sorta di osmosi tra le equipe ospedaliere per tenere in funzione tutte le sale, nonché concedere le strutture vuote alla libera professione in modo da abbattere anche le liste d'attesa. «In Fvg la forza lavoro esiste, ma va messa in condizione di poter lavorare e la Regione da sola non può sistemare tutto, serve una revisione a livello nazionale». Qui «facciamo oltre quello che è il nostro dovere contrattuale, ma non si può tenere insieme il sistema sanitario con un cumbinìn». Altro punto è il mancato ricambio dei giovani medici, che si trovano di fronte prospettive non certo allettanti e fuggono all'estero.
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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