«Mandi, magnifico» Il saluto che conquista

Martedì 14 Novembre 2017
L'INTERVENTO
UDINE «Mandi, magnifico rettore». Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha voluto cominciare così, fra una selva di applausi, il suo intervento ieri all'inaugurazione dell'anno accademico dell'ateneo di Udine, giunto ai suoi primi 40 anni. Con quello stesso saluto in friulano, che, prima, gli aveva rivolto il numero uno dell'Università Alberto Felice De Toni, seguito a ruota dal rappresentante degli studenti Simone Achenza.
L'ATENEO E LA SUA TERRA
Il Friuli, d'altronde, è stato al centro delle parole di Mattarella. Nel sottolineare come il quarantennale «richiama il forte rapporto con il territorio», il Capo dello Stato ha rilevato che «pochi atenei hanno un rapporto così intenso e così forte come questo» con la terra che li ospita. Ricordando la nascita dell'Università del Friuli nel momento della ricostruzione post-sisma, Mattarella ha sottolineato come l'ateneo sia nato in forte collegamento con il territorio «non solo perché fortemente richiesto dai friulani, ma perché visto come elemento propulsore della ricostruzione» e che «ha accompagnato la ricostruzione e ha creato un rapporto intenso con il territorio. Lo si è visto anche nella presenza in città di molte sue sedi».
Solo poco prima, nella prolusione, mentre alle sue spalle scorrevano le foto della prima manifestazione per Medicina a Udine, il professore emerito Franco Frilli (che Mattarella ha ringraziato) aveva rammentato le oltre 125mila firme raccolte - anche nelle tendopoli del dopo terremoto, in quella mobilitazione popolare che vide come centro motore il Comitato per l'università friulana presieduto da Tarcisio Petracco, ma aveva ricordato anche il documento sottoscritto da 529 sacerdoti dell'Arcidiocesi di Udine e, nel decennio precedente, il lavoro del Consorzio universitario.
I NUMERI DELL'ATTUALITÀ
A 40 anni di distanza, l'Università ha raggiunto 36 corsi di laurea triennale, 33 magistrali, 4 a ciclo unico, conta una comunità accademica di 17.491 persone (di cui 15.497 studenti) e, dalla sua nascita ad oggi, ha sfornato 54.130 laureati, che nel 50% dei casi trovano lavoro ad un anno dal fatidico pezzo di carta. «Oggi vi è una quantità molto ampia di profili culturali, l'ateneo si è sviluppato ampliando l'offerta formativa e contribuisce alla ricerca del Paese. Quando è nato, è stata una scommessa. Oggi si può dire che questa scommessa è stata vinta. L'ateneo si è sviluppato, ha un respiro internazionale e contribuisce a quel fronte indispensabile che l'attività degli atenei cura per il nostro Paese», ha aggiunto Mattarella.
LA CRIPTA DEI CAPPUCCINI
Nella sua relazione, il rettore aveva citato l'ultimo rappresentante della dinastia dei Von Trotta che, ne La cripta dei Cappuccini di Joseph Roth, davanti al tracollo della grande Austria dopo la Prima guerra mondiale, va alle tombe degli imperatori, convinto «che non gli resti che contemplare la morte», e lo aveva fatto per invitare, al contrario, a trovare il coraggio di cambiare. E ad affidarsi all'università, «che può e che deve essere il volano del cambiamento», perché sa scrutare il futuro, come la civetta di Hegel, che «lancia lo sguardo preveggente verso il nuovo giorno», come la «sentinella» del libro di Isaia.
SGUARDO AVANTI
È lo stesso orizzonte su cui si è appuntato il Capo dello Stato, sottolineando che «l'attività delle nostre università guarda il futuro». Ed è «una scommessa per il Paese: gli atenei sono un'avanguardia decisiva e fondamentale e questo ateneo ne fa parte con grande protagonismo». Mattarella, nel suo discorso, davanti a oltre 1.200 persone, ha poi sottolineato «il ruolo della ricerca e dell'insegnamento che ogni anno viene rinnovato in qualunque ateneo. Ogni anno la ricerca fa passi avanti e l'insegnamento si giova della ricerca. Ogni volta è un'invenzione e questa vitalità rende la rete degli atenei preziosa per il Paese».
Camilla De Mori
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