L'Anci è categorica: «Bisogna dare ascolto ai cittadini»

Giovedì 19 Ottobre 2017
DALLA PARTE DEI COMUNI
TRIESTE Un'accoglienza volontaria che tenga conto «dell'opinione pubblica specie nei piccoli e piccolissimi Comuni dove la presenza non equilibrata di migranti può creare squilibri». Il presidente di Anci Fvg Mario Pezzetta ricorda il punto di riferimento dell'Associazione dei Comuni ossia l'accordo dello scorso anno con il Viminale sottolineando che la strada preferenziale resta quella del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo per l'asilo.
LE PRESENZE
A livello territoriale, anche in Fvg vengono garantiti interventi di accoglienza integrata che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento. Al 31 agosto 2017, le presenze nelle strutture Sprar regionali sono 241 (10 a Gorizia, 54 a Pordenone, 90 a Udine e 87 a Trieste). «Le fasi emergenziali di un fenomeno così impattante afferma Pezzetta ricordando che il rapporto dovrebbe essere quello di 2,5 migranti per mille abitanti non possono essere ribaltate nei piccoli Comuni, lo Stato dovrebbe allineare la metodica di valutazione delle richieste di asilo a quella dell'Europa velocizzando soprattutto i tempi». Risultato che si punta a conseguire sdoppiando la Commissione territoriale di Gorizia (che verrà spostata a Trieste ma avrà una sezione anche a Udine entro la fine dell'anno) come previsto dal Piano sull'immigrazione del ministro dell'Interno Marco Minniti.
IL CASO GRADO
Pezzetta ribadisce: «I Comuni possono fare la loro parte volontariamente, sta poi nella sensibilità del sindaco e della Giunta comunale scegliere le soluzioni da adottare confrontandosi e dialogando con la propria comunità». Il riferimento alla maxi-protesta dei giorni scorsi a Grado con oltre trecento persone a dire no all'arrivo di 18 migranti nella frazione di Fossalon è inevitabile: «Non entro nel merito di questa vicenda, dico solo che di fronte alle operazioni prefettizie, è possibile trovarsi in difficoltà, ma ogni Comune ha la sua propria autonomia da esercitare responsabilmente». «I Comuni aggiunge - devono tenere conto delle loro comunità e starà ai sindaci confrontarsi civilmente, è chiaro che se la questione migranti passa sulla testa di tutti, i problemi aumentano».
I 500 DI GRADISCA
Attualmente in Friuli Venezia Giulia, su 216 Comuni, un centinaio sono quelli che accolgono migranti: «Un bilancio attivo», commenta il presidente di Anci Fvg che in merito allo svuotamento progressivo del Cara di Gradisca con lo smistamento di circa 500 stranieri in vari centri del Friuli Venezia Giulia (e se necessario anche fuori regione ma la decisione spetta al Ministero) commenta: «Si tratta di una situazione di emergenza, trasferirli ai Comuni è un ragionamento astratto, un'operazione che non ha dignità amministrativa e di difficilissima attuazione».
NIENTE AUTOMATISMI
«Dal Cara allo Sprar l'automatismo non ci può essere», precisa ancora il presidente di Anci Fvg che non vede di buon occhio neanche il loro trasferimento ai Centri di accoglienza straordinaria (Cas) dove gli stranieri vengono ospitati in attesa del completamento dell'iter di richiesta di protezione internazionale. Due palazzine dell'ex Cie verranno trasformate in Centro per il rimpatrio, struttura dove detenere non più di cento migranti per tempi ridotti in attesa di rimandarli nel Paese di origine. Pezzetta fa sapere che «se il Comune vuol mettersi al riparo da bandi di sorta, c'è una clausola di salvaguardia in base alla quale, se manifesta formalmente la volontà di avviare un progetto Sprar, l'individuazione di strutture non è più possibile».
Elisabetta Batic
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