In carcere più suicidi ma anche più autolesionismo

Martedì 13 Febbraio 2018
L'ALLARME
TRIESTE Autolesionismo e tentati suicidi in aumento nelle carceri del Friuli Venezia Giulia tra il 2016 e 2017. Nel primo caso gli atti sono passati dai 43 del 2015 ai 124 del 2016 mentre i tentativi di togliersi la vita sono stati 6 nel 2015 e 9 nel 2016: l'età più a rischio va dai 21 ai 24 anni e si tratta soprattutto di detenuti stranieri provenienti da Asia e Africa.
Il dato è emerso ieri in 3. Commissione consiliare durante l'audizione del direttore dell'Azienda sanitaria 5 Friuli Occidentale Giuseppe Sclippa e del garante dei detenuti Pino Roveredo. Esiguo il numero di suicidi: due soli casi a Udine (nel 2010 e 2012) e un caso nel carcere di Trieste nel 2013. Aumenta la popolazione detenuta che al 31 dicembre 2017 contava 678 presenze (erano 579 a fine 2016) mentre gli ingressi sono stati 1.437 l'anno scorso contro i 1.328 nel 2016. La Regione sta finanziando con 750 mila euro un progetto triennale che prevede misure alternative al carcere per i detenuti tossicodipendenti.
Di «emergenza insostenibile» ha parlato Roveredo riferendosi al fatto che il direttore del carcere di Pordenone è lo stesso di Tolmezzo e Gorizia, mentre a Udine vi è la peggiore situazione per convivenze forzate tra stranieri a causa delle diversità culturali o religiose: a tal proposito Silvana Cremaschi (Pd) ha proposto di prevedere la presenza in carcere di un imam per un supporto culturale e religioso e per prevenire il rischio di una radicalizzazione. «È stata un'ottima soluzione ha detto Roveredo aver tolto a Gorizia la sezione degli omosessuali che creava grosso imbarazzo», mentre «restano inaccettabili le celle zero, prive di arredi, dove i detenuti scontano le punizioni». In aumento le reclusioni per gioco d'azzardo e infine «dovremmo riflettere anche sui casi di suicidio tra le guardie penitenziarie di cui si parla troppo poco».
Elisabetta Batic
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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