Il prefetto: se le direttive cambiano, dovrò trovare altri spazi

Venerdì 25 Maggio 2018
IL QUADRO
UDINE Sul territorio dell'ex provincia di Udine, la notizia che il Governo regionale cambia rotta sull'accoglienza dei migranti (non più accoglienza diffusa) giunge nelle settimane in cui si è alle prese con una nuova ondata di arrivi, provenienti dalla rotta balcanica. «Entrano in regione non più da Tarvisio, ma dai valichi di seconda categoria con la Slovenia, in particolare da quelli nell'area del Cividalese», aggiorna il prefetto di Udine, Vittorio Zappalorto. Si tratta di valichi per lo più agricoli, passaggi che non hanno alcun tipo di presidio dal 2001 e ora «qualcuno se ne approfitta, tanto che ora gli arrivi sono di 10-20 migranti a settimana», specifica. Numeri molto diversi da quelli che nel 2017 e nei primi mesi del 2018 si sono registrati in regione («1-2 a settimana», ricorda Zappalorto) e che segnalano quindi «una ripresa significativa, anche se non a livello di quella registrata nel 2015 e 2016». Migranti che il prefetto sin qui ha distribuito nella cinquantina di Comuni che hanno deciso di accoglierli, ma rispetto ai quali d'ora innanzi potrebbe dover trovare altre soluzioni. Il presidente della Regione Massimiliano Fedriga, infatti, ha scelto la prima riunione della nuova Giunta, svoltasi ieri, per annunciare passi formali contro l'accoglienza diffusa: «Informeremo il Governo che siamo contrari a questo modo di accogliere e prenderemo i provvedimenti anche per modificare le competenze che si era presa in capo l'amministrazione in termini di investimenti di carattere economico e finanziario», ha affermato. Zappalorto che per ora attende di incontrare il presidente Fedriga e considera che «sin qui ho attuato le direttive del Ministero dell'Interno che prevedevano l'accoglienza diffusa. Se ora tali direttive cambieranno prosegue , dovrò avere il tempo per individuare i luoghi dove accogliere e sistemare i migranti». Sì, perché «se l'accoglienza non sarà diffusa, vorrà dire che sarà concentrata», ragiona il prefetto che, pragmaticamente, si proietta già nell'operatività. Attualmente su tutto il territorio dell'ex provincia di Udine sono ospitati «1.200 migranti, tra prima accoglienza e accoglienza», fa il punto ed «è certo che non possono, per esempio, essere concentrati tutti nell'ex caserma Cavarzerani a Udine». Il paletto ferreo, infatti, lo pone l'accordo siglato tra Anci e Stato, in cui si fissano le presenze dei migranti in proporzione alla popolazione. Con tale griglia alla mano, la presenza massima di immigrati in città può arrivare «a 369 persone». Se verrà meno la distribuzione in piccoli numeri, «è chiaro che anziché in 50 Comuni l' accoglienza si farà in pochi centri e con numeri più significativi», ma per una tale prospettiva occorre «un po' di tempo». Non per niente, forse, lo stesso Fedriga indica il cambio di passo «con i tempi necessari». Per portare l'ex caserma Cavarzerani alle condizioni attuali «mi ci sono voluti tre anni», ricorda il prefetto Zappalorto, che ha ben presenti tutte le tempistiche per gli interventi di riatto delle caserme. «Dopo aver individuato i luoghi spiega in conclusione - ci vogliono 6 mesi solo per espletare le procedure dei bandi per assegnare i lavori e poi altrettanto tempo per eseguire l'intervento».
A.L.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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