Il prefetto: ne arriveranno ancora

Martedì 23 Gennaio 2018
LO SCENARIO
UDINE «È a causa dei suoi amministratori se a Tarvisio adesso arrivano 25 profughi anziché 10. Questo si deve al fatto che hanno sempre detto di no all'accoglienza. In questo modo, anzi, quei sindaci si sono messi nella condizione di dover subire, potenzialmente, un'accoglienza senza limiti». Di fronte alle proteste per l'arrivo dei migranti alla Meloni, il prefetto di Udine, Vittorio Zappalorto, interpellato dal cronista, tiene a fare chiarezza. «Anzitutto - dice - sono rimasto nauseato dalla meschinità della protesta. Rispetto tutti e tutto e credo che ognuno abbia diritto di manifestare liberamente le proprie idee anche contro l'accoglienza ma non pensavo che a Tarvisio si potesse arrivare a tanto. Davvero una cattiva pubblicità per una comunità operosa e tranquilla. C'è da dire per fortuna che erano poche persone». Tarvisio, spiega, è «un caso emblematico» di una situazione che riguarda anche altri comuni, «35-40», che hanno rifiutato i profughi e «così si sono messi in una situazione un po' penalizzante». Perché, dopo il patto fra il ministero e l'Anci, le regole sono cambiate.
Il tetto è di 3 migranti ogni mille abitanti (per Tarvisio vorrebbe dire 10). Se i Comuni virtuosi che hanno già uno Sprar o un centro di accoglienza devono essere fatti salvi da altri arrivi, quelli che, al contrario, rifiutano i migranti, «si sono dati un po' la zappa sui piedi e si sono messi nelle condizioni per cui, se la Prefettura trova lì dei posti, può metterci molti più richiedenti asilo della quota prevista. C'è la libertà dello Stato di inviare in quei comuni migranti anche al di là del tetto fissato, che vale solo se un Comune accetta di avere uno Sprar o un Centro di accoglienza». Ed è questo il caso di Tarvisio, dove la Prefettura «non ha limiti». In linea di principio, potrebbero arrivarne anche centinaia, di migranti. «Non lo farò - assicura -, ma se l'amministrazione avesse avuto in mente l'interesse della sua comunità, si sarebbe messa al riparo da questa eventualità. I 25 potrebbero essere solo il primo contingente. In questa situazione si è messo il sindaco: prima Carlantoni e poi Zanette». «Non è una scelta punitiva, ma di necessità. Se il Comune avesse agito diversamente, non avrebbe avuto la caserma Meloni, ma 10 migranti». Zappalorto si toglie qualche sassolino dalla scarpa. «Con Carlantoni c'era un patto non scritto fra gentiluomini sulla Lamarmora. Io gli ho dato la parola che avrei convinto il ministero, che voleva farci un hotspot, a cedere la Lamarmora al Comune e lui in cambio si era impegnato ad accogliere 10-15 migranti. C'era anche un imprenditore interessato ad ospitare 30 minori per insegnargli il mestiere di cameriere, ma il progetto è naufragato». Insomma, «io ho mantenuto la parola data, altri non l'hanno mantenuta. Anzi, ne hanno fatto addirittura una bandiera», dice, ricordando che con l'ex sindaco aveva fatto più sopralluoghi, «a Coccau, alla Meloni e al Cervo. Carlantoni sapeva tutto, anche il numero di migranti, non sapeva solo il quando. Ma ai suoi concittadini non ha detto nulla». E Zanette? «Continua a dire che non voglio parlargli, ma io l'ho ricevuto subito dopo la sua elezione, nonostante la scorrettezza di chiedere un incontro attraverso i giornali anziché con una telefonata o una lettera. Lui sapeva quanti migranti sarebbero arrivati. Tutti sapevano tutto. Ora Zanette dice di non sapere nulla e mi chiede di essere convocato, ma lui continua a fare richieste attraverso la stampa. Continui a farlo. Quando deciderà di rivolgersi a me direttamente come si usa tra istituzioni e persone educate gli risponderò». Alla Meloni, «abbiamo la possibilità di mettere 50 migranti. 20-25 è il numero minimo al di sotto del quale il progetto non è sostenibile». Il progetto è quello del bando in scadenza a fine mese. «Nelle more della gara abbiamo affidato la gestione alla Caritas: la struttura andava occupata subito dopo i lavori, altrimenti lì si ghiaccia tutto». In provincia di Udine i migranti continueranno ad arrivare. «Siamo sotto di 700 rispetto a quelli che dovremmo accogliere. E a Gorizia e Trieste ne arrivano 20-30 al giorno, che poi il ministero smista nella provincia che ne ha di meno: ed è la nostra». «A Tarvisio come in altri comuni si deve capire che questa questione epocale non si risolve dicendo solo e sempre no. Comuni turistici più rinomati, come Venezia, Cortina, San Candido, Abano accolgono i profughi. Perché Tarvisio non dovrebbe?».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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