IL CASO
UDINE Un inizio autunno privo di piogge riporta l'attenzione sul problema

Sabato 20 Ottobre 2018
IL CASO
UDINE Un inizio autunno privo di piogge riporta l'attenzione sul problema della siccità che negli ultimi anni colpisce anche il Fvg. Se un ottobre secco crea scontento più che altro tra i raccoglitori di funghi, l'ombra di una primavera e di un'estate avara di precipitazioni rischia di essere l'incubo degli agricoltori. Da tempo Coldiretti denuncia impianti in parte assenti, in parte obsoleti e già lo scorso anno aveva ipotizzato un investimento da 300 milioni per le infrastrutture a cui fece seguito una seconda ipotesi, messa sul tavolo dall'ex presidente della Regione, Debora Serracchiani: un utilizzo di fondi comunitari.
Nuova giunta, nuova vision e la strada «non è percorribile». A dirlo è l'assessore regionale alle risorse agroalimentari Stefano Zannier: «Trecento milioni la Regione a bilancio non ce li avrà mai spiega ; quanto all'apertura di un mutuo con la Bce, o la Cassa depositi e prestiti è un'ipotesi assolutamente non perseguibile a quelle cifre. Un mutuo comporta tassi d'interesse e poste a bilancio pluriennali e noi dovremmo farci garanti per opere che andrebbero a realizzare altri».
Oggi a realizzare le opere sono i Consorzi di Bonifica, tre in regione: il Consorzio Pianura Friulana, quello Pianura Isontina e il Cellina-Meduna. Le opere, però, vanno un po' a rilento. Senza snocciolare le cifre degli ultimi anni, Zannier afferma che «ci sono opere già finanziate negli anni e ogni anno la Regione mette a disposizione nuovi fondi, poi ci sono i tempi di realizzazione. I Consorzi hanno i loro tempi, considerando anche i vincoli progettuali». La burocrazia, insomma, anche qui rallenta la realizzazione delle opere, fondamentali per gli agricoltori, ma il problema non sembra del tutto imputabile alle lungaggini burocratiche all'italiana: «C'è tutta una serie di piani finanziati, ma non realizzati», sostiene Zannier, ricordando che il Fvg «è una delle poche regioni a ricevere finanziamenti da Roma su questa voce».
Ne sono un esempio gli 8,5 milioni appena stanziati dallo Stato per il Cellina-Medina, che si aggiunge a quanto la Regione stanzia «e continuerà a stanziare» e a quanto già stanziato come i 2 milioni messi a bilancio dalla precedente giunta, tutti destinati ai Consorzi. Il più vasto, quello della Pianura Friulana, che comprende 85 comuni, ha una lunga lista di opere previste nel bilancio 2018 per un totale di oltre 10 milioni, di cui il 2% a carico del Consorzio e il 98% a carico della Regione, che vanno dai 2 milioni per interventi di ristrutturazione di impianti di sollevamento e di pompaggio per permetterne l'innovazione tecnologica per la valorizzazione colture di pregio e l'ottimizzazione delle risorse idriche all'opera di trasformazione degli impianti irrigui da scorrimento ad aspersione in un piccolo comune per 1.300.000 euro.
Nel bilancio di previsione 2018, il Consorzio attendeva che con la legge di Bilancio, la Regione assegni importi rilevanti ai Consorzi di bonifica, che potranno quindi proseguire gli investimenti per un sistema irriguo moderno e sostenibile. Le opere finanziate, dunque, ci sono, ma molte ancora da realizzare. A livello regionale un importante passo avanti è stato compiuto con il passaggio dal sistema a scorrimento a quello pluvirriguo per ridurre il consumo improduttivo d'acqua, ma in una regione dove l'80% del territorio viene utilizzato per l'agricoltura, non basta: servono infrastrutture con canali di captazione e il superamento dei canali a scorrimento. La siccità mette a rischio colture come mais e soia, soprattutto quelle di secondo raccolto, ma anche prodotti orticoli e frutticoli, dove oltre un terzo delle colture non ha irrigazione. Diverse sono anche le zone non servite da sistemi irrigui dove sono presenti colture di pregio come l'ulivo e la vite. Basti pensare, per queste ultime, ai Colli Orientali del Friuli, dove si producono grandi vini bianchi ma che necessitano quantomeno di bacini per l'irrigazione.
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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