IL CASO
UDINE Dopo oltre mezzo secolo a fine maggio chiude il bar Da Bruno. Nel

Domenica 18 Marzo 2018
IL CASO
UDINE Dopo oltre mezzo secolo a fine maggio chiude il bar Da Bruno. Nel marzo del 1965 l'aveva aperto in via Marangoni a Udine Bruno Blasone, terzo di cinque fratelli di una famiglia della zona di viale Venezia, che voleva mettere a frutto le esperienze acquisite in quattordici anni al Piccolo Biffi di via Poscolle dove aveva trovato lavoro da cameriere poco più che adolescente. All'inizio Bruno era affiancato dal fratello minore Franco: una decina di anni dopo è arrivato la coda della serie familiare, Giorgio. I tre hanno proseguito a lungo e, quando, poco più che sessantenne, Bruno se n'è andato per sempre gli altri due hanno insistito nella gestione in uno scenario operativo che andava mutando. In peggio.
Nella zona, venute a mancare presenze come un Dipartimento della Università, insegnanti e studenti dell'istituto Volta spostatisi altrove, diverse realtà commerciali, il movimento di clientela ormai langue. E, allora, giù le serrande. Parrebbe una storia già vista, come peraltro tante. Ma il bar da Bruno ha risvolti unici. Collocato giusto accanto al palasport Manlio Benedetti,che ha inciso non solo nella vita dello sport friulano ma della stessa Udine, il bar dei Blasone, a dispetto della sua discreta apparenza, ha costituito una sorta di proscenio per quanto avveniva all'interno del palazzetto inaugurato nel 1958 e dove sono maturati importanti avvenimenti. Cominciando del boom cestistico dovuto alla nascita della grande Snaidero. Il cavalier Rino assieme a Manlio Cescutti, Boris Kristancic ed Ennio Bon, rispettivamente direttore sportivo, allenatore e segretario arancione, erano di casa da Bruno ed ai suoi tavoli hanno tracciato strategie, con discussioni anche forti, finalizzate a raggiungere i notevoli risultati agonistici conseguiti e culminati con la conquista della promozione nella massima categoria cestistica nazionale alla fine degli anni Sessanta. Anche l'amabile mole di Joe Allen - circondato da compagni come Nino Cescutti, Giulio Melilla, Giancarlo Sarti - era di casa nel locale, fra partite a flipper, biliardo o a carte. Questo accadeva prima di spostarsi nell'allora neonato palasport Carnera dei Rizzi (dove, come succedeva già al Benedetti, i Blasone hanno curato per 28 anni il servizio di bar). Comunque non solo pallacanestro con la Snaidero in via Marangoni dato che questo sport è stato ulteriormente praticato da società come Virtus Friuli e Patriarca. Senza dimenticare l'azione in favore dei giovani che sta svolgendo tuttora l'Ubc, dalle cui fila è uscito un asso come Giacomo Galanda. Ma in quegli spazi sono accolte da sempre anche altre discipline, cominciando dalla boxe con il maestro Giacomo Morgante ed il suo delfino Remo Venzo, trascinatori di una passione ora alimentata da Alessandro Zuliani, creando quotati campioni fra cui un posto preminente lo conserva Mario Vecchiattoo. E, a proposito di animatori di spicco, da sottolineare l'azione di Marcello Zoratti leader della Pesistica udinese - con palestra in via Marangoni - sulla scia del quale si sono posti sicuri esempi come Ivano Brianese ed Ernesto Zanetti. Senza dimenticare il volley con ragazzi e ragazze di Vbu e Pav e la scuola di judo dello Yama Arashi, altre presenze al Benedetti. Una sfilata di persone che hanno lasciato il segno del loro passaggio nel bar da Bruno dei fratelli Blasone, discreti testimoni di un tempo andato sul quale sta per calare il sipario. Col maggio 2018, dopo oltre mezzo secolo, volterà l'ultima pagina una storia udinese indelebile per chi ha avuto la possibilità di attraversarla.
Paolo Cautero
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