IL CASO
TARVISIO «Per Tarvisio, almeno al momento, non cambierà assolutamente

Martedì 17 Ottobre 2017
IL CASO
TARVISIO «Per Tarvisio, almeno al momento, non cambierà assolutamente nulla». Così Renzo Zanette, sindaco del capoluogo della Valcanale, commenta la decisa svolta a destra dell'Austria durante le elezioni di domenica con la Övp (il partito dei popolari guidato dal ministro degli esteri uscente, il trentunenne Sebastian Kurz) in testa davanti ai socialdemocratici del cancelliere uscente, Christian Kern e alla destra nazionalista ed euroscettica di Heinz-Christian Strache. «Dovremmo attendere per capire come sarà composto il nuovo Governo austriaco, ma non mi aspetto grandi cambiamenti, anche se queste elezioni hanno sicuramente ridisegnato i rapporti di forza all'interno della politica austriaca». Il papabile neo premier Kurz, che rivendica con orgoglio di essere stato il fautore dell'interruzione del flusso migratorio attraverso la cosiddetta rotta balcanica, già nel passato aveva affermato con forza la volontà di «difendere i confini austriaci» dai clandestini. Da ministro degli Esteri aveva più volte dichiarato una chiusura delle frontiere (in realtà mai realmente avvenuta) e aveva messo in atto azioni necessarie più a richiamare l'attenzione sulla questione dei migranti che altro, tra cui il presunto dispiegamento di blindati ed esercito al Brennero e a Tarvisio.
«Fino a quando l'Austria resterà nell'Unione europea - prosegue Zanette - queste sono iniziative che restano un po' così. Certo sono stati fatti controlli un po' più serrati, ma non credo che le cose cambieranno ulteriormente». Zanette non prevede, dunque, nessun rischio per Tarvisio e nessuna nuova frontiera che limiti il libero passaggio al valico di Coccau. Ripristinare controlli ancora più stretti, infatti, appare abbastanza anacronistico: basti pensare che, dati alla mano, il numero di immigrati clandestini che hanno provato a raggiungere l'Austria da Tarvisio è decisamente inferiore rispetto a quelli che hanno provato la via inversa.
Un problema immigrazione, dunque, più sulla carta, ma che è bastato per dar vita a proclami puramente dimostrativi come quando nel giugno 2016 a Thorl-Maglern, a pochi metri dal confine di Coccau, fecero la loro comparsa recinzioni e container necessari per realizzare un centro di identificazione, capace di ospitare fino a 500 migranti, da attivare in caso di necessità. Inutile dire che quel centro, realizzato con molta solerzia, non è mai entrato in funzione e che la situazione è sempre rimasta decisamente tranquilla grazie anche alla presenza al confine delle pattuglie italiane composte da Polizia ed Esercito. «Indubbiamente - conclude Zanette - questo voto è un segnale chiaro: lo spostamento a destra avvenuto in Austria è figlio delle problematiche legate all'immigrazione. Basta guardare il programma elettorale di Kurz per capire quali saranno le linee da seguire: anche gli austriaci si sono accorti che è arrivato il momento di chiudere i rubinetti. Fino a ieri l'Austria ha accolto un certo numero di migranti, adesso non si vuole dare più spazio a nuovi ingressi e a nuove accoglienze». La sensazione, però, è che alle tante parole non seguiranno altrettanti fatti. L'Austria, che non vuole i clandestini, ha però bisogno dei tarvisiani che quotidianamente varcano il confine attratti da un pieno di benzina a più buon mercato o che affollano i vari negozi presenti nell'hinterland di Villaco a cui vanno aggiunti anche i tanti giovani e non che, pur mantenendo il posto di lavoro in Italia, hanno scelto di vivere oltre confine. Per questo motivo una nuova frontiera potrebbe rivelarsi, non solo per la Carinzia ma addirittura per l'intera Austria, non solo una soluzione a un problema che, al momento, non c'è, ma un vero e proprio autogol anche dal punto di vista economico.
Tiziano Gualtieri
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