Coccau, la frontiera in allerta

Giovedì 12 Luglio 2018
Coccau, la frontiera in allerta
IL CASO
TARVISIO Le strutture prefabbricate e le annesse tensostrutture campeggiano a qualche metro dalla linea del vecchio confine di Coccau fra l'Austria e l'Italia. Quel tendone fatto installare dal Ministero dell'Interno di Vienna costa un affitto di 7mila euro al mese, ma finora non ha visto neppure un clandestino. Nonostante le minacce del cancelliere Sebastian Kurz di sigillare la frontiera con l'Italia, questi avamposti anti-migranti sono sempre rimasti fino ad oggi delle piccole Fortezze Bastiani contro un nemico che non arriva mai, come nel Deserto dei Tartari di Dino Buzzati. Non esiste soprattutto per un duplice motivo: funzionano egregiamente le pattuglie miste con agenti della Polizia di frontiera italiana e la Bundespolizei transalpina. E funzionano anche perché fra i ragazzi del comando di Tarvisio e i colleghi di Arnoldstein, Villach e Klagenfurt intercorrono rapporti umani eccellenti, che spesso e volentieri evolvono in autentiche amicizie.
I NUMERI DEI PASSAGGI
Ogni giorno, di media, le pattuglie miste intercettano e bloccano dai 5 ai 7 migranti che tentano di uscire dall'Italia e altrettanti che cercano la strada opposta. Numeri imparagonabili alle svariate centinaia del 2016, allorché Irene Tittoni allora comandante della Polizia di frontiera del Nordest e ora al vertice nazionale mise a punto con la Polizia austriaca questa formula vincente. Le pattuglie miste esistono anche nella zona del Brennero, tuttavia è il proprio il cameratismo fra colleghi con uniformi diverse a fare la differenza, senza dimenticare il ruolo di primo piano del Centro di cooperazione internazionale di Polizia di Coccau-Thoerl Maglern, dove lavorano fianco a fianco agenti italiani, austriaci, sloveni e tedeschi. I migranti che tentano l'ingresso in Italia in questo periodo sono quasi tutti richiedenti asilo che si sono visti negare l'istanza dalle autorità tedesche e usano l'Austria come terra di mezzo per esperire nel Belpaese l'ultimo tentativo di restare legalmente in Europa.
LE RICONGIUNZIONI
Viceversa gli stranieri che tentano di uscire dall'Italia a Coccau verso l'Austria sono quasi tutti in posizione semi-regolare per le nostre autorità, con permessi di soggiorno in scadenza o scaduti da poco. Tuttavia cercano di passare le Alpi per raggiungere familiari o parenti in Germania o in altri Paesi dell'Unione. E questo passo sconfina nell'illegalità secondo i dettami del Trattato di Dublino, che impone l'ospitalità al migrante a carico del Paese di primo ingresso sul territorio dell'Ue.
TRENI AL SETACCIO
I migranti vengono intercettati quasi tutti a bordo dei treni. Sono ancora in buon numero afghani e pakistani, sebbene ultimamente sia visibilmente aumentata la quota di giovani nigeriani in uscita dall'Italia per ricongiungersi alle loro famiglie. Più difficile stabilire quanti siano i passaggi effettivi lungo l'autostrada di Alpe Adria o la statale Pontebbana, che in Austria diventa strada federale 83. Le Polizie assicurano, tuttavia, che in ogni caso si tratta di piccoli numeri. Già a suo tempo il Governo di Vienna aveva minacciato di sigillare il Brennero non meno di Coccau e in effetti esiste una predisposizione tecnica per tirare addirittura una rete metallica da parte a parte del canale di confine, il fondo al quale scorre il Gailitz o Slizza, affluente del Gail che a sua volta sbocca nella Drava.
NIENTE STECCATI
Ma ad insorgere erano state entrambe le comunità (e le strutture commerciali e turistiche) di Valcanale e Carinzia: si tratta di popolazioni abituate da sempre alla convivenza e allo stare insieme, per tradizione e contaminazione linguistica, culturale ed economica. La Valcanale, non a caso, è l'unica terra europea dove si parlano correntemente quattro lingue: italiano, tedesco, sloveno (anche nell'antica declinazione windisch) e friulano. Nei paesi carinziani vicini al confine, poi, sono andate ad abitare decine e decine di famiglie italiane: il mattone costa meno, come la luce, il gas e molte altre voci di spesa importanti. Perfino l'Euroregione fra Friuli Venezia Giulia, Carinzia e Veneto porta un nome che parla da solo: Senza confini. Insomma: quassù nessuno vuole steccati.
IL TEMUTO SIGILLO
Ora tutto dipenderà da Kurz: se dovesse effettivamente sigillare il Brennero, eventuali flussi di migrazione irregolare potrebbero indirizzarsi al Nordest del Nordest: precisamente a Coccau. Ma il setaccio è molto stretto e farla franca è una scommessa difficile. Vienna ha piazzato analoghe ma più piccole strutture, per ora deserte, anche al Passo di Monte Croce Carnico e al Passo Pramollo, celebre per il suo comprensorio sciistico sul versante austriaco. Quanto alla frontiera slovena, l'Austria ha collocato strutture più assertive ai valichi principali, a cominciare dal Wurzenpass (in sloveno Gorensko Sedlo) che collega la Carinzia con l'alta valle della Sava nella zona di Kranjska Gora. A controllare palmo a palmo i confini Vienna non ha schierato la sola Bundespolizei: ha mobilitato l'Esercito federale. Sarà anche un caso, però a ridosso del confine con la Slovenia fanno ancora bella mostra certi ordini di bianchi cavalli di Frisia che resistono in buona condizione sui prati dai tempi delle guerre balcaniche e dell'indipendenza slovena (1991). Non si sa mai, sussurrano gli austriaci. Alla faccia di Schengen.
Maurizio Bait
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci