Dal laboratorio di vetri d'arte al lavoro di badante. Dai balli folk nelle piazze e nei locali di Friuli e Slovenia alle case di persone sole e malate in Inghilterra. Come mai questo cambiamento? «Difficile rispondere in due parole - dice Daniele Scurti -. È conseguenza di tutta una serie di cambiamenti personali». In Friuli non c'erano sbocchi o voleva provare un'altra esperienza in un Paese diverso? «Sicuramente i mercati del Friuli Venezia Giulia e anche della Slovenia non sono semplici, e bisogna essere abili venditori oltre che bravi artigiani. Ma molto è dipeso da me e dal cambiamento di valori che ho vissuto in questi ultimi anni. Posso dire che il vetro è stato una bellissima esperienza, molto formativa, e che ora forse ne sto iniziando una nuova. Quello che più mi dispiace è di non essere riuscito a trovare qualcuno a cui lasciare il laboratorio e tutta la cultura che sta dietro alla produzione di una vetrata. È un arte che si sta lentamente perdendo». A fare la differenza, fra l'Italia e il Friuli, è anche l'efficienza della macchina burocratica, sembrerebbe. Almeno nel suo caso. Il 17 dicembre ha iniziato a lavorare e il 15 gennaio già aveva il colloquio per l'assicurazione sanitaria, proprio nel suo giorno libero.
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