Equità sanitaria, poche mosse per una vera eguaglianza

Lunedì 18 Dicembre 2017
LA MISSIONE
UDINE L'equità nella salute: il Friuli Venezia Giulia è a metà strada. In Italia si sono osservati negli anni un progressivo miglioramento delle condizioni di salute e livelli di disuguaglianza tra classi sociali meno pronunciati rispetto agli altri Paesi europei. Eppure, le medie mascherano l'esistenza di differenze sistematiche: le persone più abbienti stanno meglio, si ammalano di meno e vivono più a lungo. Allo stesso modo, le regioni italiane più povere mostrano indicatori di salute meno favorevoli. Tali differenze sono socialmente determinate e, almeno in parte, evitabili e modificabili.
Nel tentativo di ridurre la portata e l'impatto delle disuguaglianze, sono stati predisposti nel corso degli anni alcuni importanti atti di programmazione sanitaria. Nell'ambito delle politiche sanitarie, sono stati interpellati gli interlocutori che si occupano della prevenzione e dell'organizzazione dell'assistenza, già coinvolti su aspetti riguardanti l'equità in atti programmatici come lo sviluppo del Piano nazionale di prevenzione (Pnp), o la definizione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea). Per quanto riguarda la prevenzione, il Pnp affidava alle Regioni il mandato di includere il contrasto delle disuguaglianze di salute tra i principi delle attività dei Piani regionali di prevenzione (Prp). Da un'analisi condotta su ciascuno dei Prp, le regioni sono state classificate sulla base della capacità dimostrata di sapere includere il principio del contrasto delle disuguaglianze nella programmazione della prevenzione.
FVG AL 24%
Il Fvg fa parte di quel 24% di regioni (assieme a Campania, Puglia, Sicilia e Umbria) che hanno riconosciuto il problema e iniziato a realizzare il cosiddetto Health Equity Audit (percorso di valutazione di equità). Se ci sono gruppi di regioni che sono ben lontane dall'avvio di questo percorso, dal 14% che considerano l'equità sono in linea di principio come la Toscana al 19% di regioni che non considerano nemmeno il contrasto alle disuguaglianze come la Liguria, c'è un bel 24% con veneto, Lazio, Calabria, Lombardia e Sardegna che hanno già avviato questo percorso con grande consapevolezza del problema fino a un 19% di regioni (Emilia Romagna, marche, P.A. Trento e Piemonte) che hanno un approccio strutturato al contrasto alle disuguaglianze.
BEST PRACTICE A TRIESTE
Se il Fvg sta, appunto, a metà, strada, in regione spicca un esempio molto virtuoso citato a livello nazionale: Trieste che ha deciso di intraprendere azioni più sistematiche di contrasto delle disuguaglianze insieme all'azienda sanitaria di competenza. L'Azienda sanitaria di Trieste, con il supporto del Comune e dell'agenzia della casa, ha iniziato un progetto di valutazione dei risultati dell'equità di salute dell'intervento delle microaree, un'azione congiunta sulle aree più deprivate della città volta a generare capitale sociale indispensabile per la protezione della salute dei gruppi più vulnerabili. È il primo esempio di una comunità di pratica locale che si spinge fino a sperimentare e valutare i risultati di interventi sui determinanti sociali di salute.
L.Z.
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