Dighe, la Regione studia una società per la gestione

Giovedì 22 Novembre 2018
CAVASSO NUOVO
Il modello potrebbe essere quello delle Province autonome di Trento e Bolzano: una società partecipata della Regione per gestire in futuro gli impianti idroelettrici oggi gestiti in concessione da privati. È quanto ha annunciato ieri l'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro nel corso di un incontro nel Comune di Cavasso Nuovo con il sindaco Emanuele Zanon. All'incontro ha partecipato anche una delegazione dei guardiadighe che ha illustrato all'assessore - il tema è stato trattato la scorsa settimana in Consiglio regionale - i termini della loro vertenza legata ai turni di lavoro massacranti (fino a 56 ore di fila, compresa la reperibilità in loco) cui sono costretti negli impianti della Valtramontina. Ma tornando alla questione legata alla gestione degli impianti (nel territorio provinciale sono quelli di Ponte Racli, Cà Selva, Cà Zul, oltre a Barcis) l'assessore regionale ha affermato: «Fin dalla prima settimana dal mio insediamento sono state effettuate valutazioni tecnico-giuridiche sulle possibilità di attuare un percorso simile a quello delle Province Autonome di Trento e Bolzano con la creazione di una società partecipata che assuma in proprietà e gestione gli impianti idroelettrici le cui concessioni sono scadute o scadranno nei prossimi anni. Proprio per questo - ha proseguito il responsabile dell'Ambiente - la giunta ha predisposto una posta a bilancio per uno studio di fattibilità». L'obiettivo è quello di studiare e valutare la possibile gestione diretta attraverso una società a partecipazione regionale delle dighe e degli impianti. «Una società pubblica - ha infatti precisato Scoccimarro - a prevalente partecipazione regionale avente quale oggetto sociale l'acquisizione degli asset energetici presenti sul territorio regionale, ai fini dell'esercizio delle attività elettriche (produzione, trasmissione, trasformazione, distribuzione e vendita di energia elettrica) avrebbe molte ripercussioni positive sul territorio». Un modo che, secondo la Regione, consentirebbe anche di superare il fermo delle gare per le concessioni che potrebbe incorrere in una sanzione europea «con ricadute - ha detto l'assessore - inevitabili anche per il Friuli Venezia Giulia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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