Contro la peste della cimice asiatica si muove Roma per arginare i danni

Giovedì 19 Luglio 2018
IL CASO
UDINE Il Governo metta in campo misure urgenti per arginare la «peste» rappresentata dalla cimice asiatica in Friuli Venezia Giulia e in altre regioni del Nord. «Il fenomeno si presenta particolarmente di rilievo e non è pensabile che se ne possa affidare la risoluzione alle regioni sollevando in questo modo il Governo da ogni tipo di responsabilità». È questa la sintesi dell'interrogazione che ieri la deputata e coordinatrice regionale di Forza Italia, Sandra Savino, ha presentato al ministro delle Politiche agricole, facendosi interprete di una preoccupazione diffusa e di una compagine agricola che anche quest'anno sta già cominciando a censire i danni provocati dall'insetto non solo sui frutteti, ma anche sui seminativi, in particolare la soia. «Un'iniziativa senz'altro utile ed è auspicabile che vi sia una presa in carico e una regia nazionale rispetto al problema», afferma dalla Coldiretti Fvg il direttore Danilo Merz, reduce da un incontro tra tecnici e agricoltori per fare il punto su una situazione che è già allarmante. «Domani nel Latisanese comincia la raccolta delle pere e i danni sui frutti sono non di poco conto», racconta. Una situazione molto seria anche perché «questi coltivatori hanno utilizzato i fondi messi a disposizione dalla Regione l'anno scorso per comprare le reti e chiudere il frutteto. Purtroppo, però, il risultato ottenuto rispetto all'investimento non è apprezzabile». La cimice entra ovunque e quest'anno sui frutteti sembra accanirsi con particolare virulenza, complice il fatto che in Primavera, nel momento della fioritura, la temperatura era piuttosto elevata. «È onnivora, punge tutto, rovinando i frutti. Punge persino le nocciole che poi all'atto della raccolta risultano vuote», prosegue il direttore Merz, che conferma come al momento non vi siano trattamenti risolutivi del problema. Perciò, «unire le forze per trovare una soluzione è determinante, anche sul fronte della ricerca. Anzi conclude -, la questione dovrebbe essere portata addirittura a livello europeo, poiché non siamo l'unico Stato interessato da questa emergenza». Il fenomeno è tale che Savino nell'interrogazione al ministro scrive di «un grave pericolo per la tenuta del tessuto agricolo regionale, che nella prossima stagione del raccolto si manifesterà in modo ancora più forte rispetto al passato». Secondo la ricostruzione della deputata forzista, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto «sono i territori più colpiti dal fenomeno, dove nessuna coltura sembra essere immune». Le misure adottate dalla Regione «si sono rivelate del tutto inefficienti prosegue Savino nell'interrogazione -. I due regolamenti emanati a maggio 2018 finalizzati a sostenere le imprese agricole con contributi per l'acquisto di reti e relative strutture quale misura preventiva per evitare la diffusione della cimice asiatica sono stati stigmatizzati dagli stessi produttori agricoli, poiché rilevano come tali sistemi non riescano in alcun modo a contenere i danni del 10 per cento come ipotizzato». La deputata ricorda che il ministro delle Politiche agricole del precedente Governo aveva annunciato l'avvio con strutture tecniche territoriali di sperimentazioni per individuare le sostanze attive più idonee in grado di controllare il fenomeno. «A oggi, però, non si vedono miglioramenti nello stato emergenziale della situazione». Data la rilevanza del fenomeno, quindi, «non è pensabile che se ne possa affidare la risoluzione alle Regioni», sostiene Savino, che chiede quindi la ministro «se non ritenga di dover assumere misure urgenti, per quanto di competenza, al fine di arginare la situazione di emergenza determinata dall'invasione della cimice, per salvaguardare l'agricoltura e l'economia del settore ortofrutticolo delle zone interessate e per tutelare la salute dei cittadini». Infatti, il problema sta diventando di rilievo per tutta la popolazione, che nelle zone particolarmente colpite ha le case invase dalle cimici, che non conoscono barriera e creano sempre più disagio.
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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