Confindustria unica, la corsa rallenta

Giovedì 24 Gennaio 2019
Confindustria unica, la corsa rallenta
IMPRESE AL BIVIO
PORDENONE Rischia di cadere nel vuoto l'appello lanciato dalla presidente degli industriali udinesi, Anna Mareschi Danieli, rispetto alla Confindustria unica regionale. Da Udine si chiede un'accelerazione all'Unione industriali della Destra Tagliamento. Dove, però, si preferisce continuare a lavorare nella riservatezza, quella riservatezza che è tipica dell'associazione dell'aquilotto e che negli ultimi anni ha portato a diversi risultati sul fronte dell'unificazione dei servizi alle imprese. È quella la strada - che già qualche anno fa era stata indicata dall'associazione pordenonese degli imprenditori guidata da Michelangelo Agrusti -: la messa in rete tra le territoriali di servizi che alle aziende servono tutti i giorni.
SERVIZI UNIFICATI
E su questo fronte accordi si sono fatti sia con le consorelle del Friuli Venezia Giulia (in particolare con Triste, si pensi all'unificazione dell'Ance) ma anche con le confinanti venete di Treviso e Belluno. L'organizzazione e l'erogazione dei servizi funziona in modo più efficiente ed efficace se resta nei singoli territori. Diverso il tema della rappresentanza unitaria, sulla quale Confindustria regionale dovrà avere sempre più una voce unitaria. Insomma, a piazzetta del Portello - dove in queste ore si sta lavorando all'appuntamento di lunedì con il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia - si preferisce il silenzio. E forse non è proprio un caso se l'invito ad accelerare da Udine arriva proprio alla vigilia di un appuntamento tanto importante per Unindustria Pordenone: il cinquantesimo della fondazione (che cade proprio oggi, visto che nacque il 24 gennaio del 1969) con la presenza del leader nazionale Boccia.
LA SCELTA CHE DIVIDE
E se a Udine non si dà per persa la partita dell'eventuale unificazione regionale, proprio a Udine rischia di aprirsi un nuovo fronte di guerra che potrebbe ritorcersi contro la stessa presidente di Unindustria. Il suo ingresso come consigliera di amministrazione nella società Insiel, controllata al cento per cento dalla Regione, non piacerebbe affatto in più di qualche ambiente in tutte le territoriali regionali. Verrebbe sollevata una questione di opportunità, non tanto di incompatibilità: troppa contiguità tra un'associazione - che per statuto è autonoma e indipendente dalla politica - e l'attuale governo regionale. Insomma, il timore che serpeggia negli ambienti confindustriali è quello della perdita di quell'autonomia di giudizio - e anche, quando necessario, di critica - che un'associazione di categoria dovrebbe sempre mantenere. Qualcuno ricorda quel vulnus che si creò agli inizi degli anni Duemila quando l'allora presidente di Confindustria regionale, il pordenonese Piero Della Valentina, accettò di assumere l'incarico di presidente di Insiel. Si scatenò un'autentica bufera (sollevata in particolare proprio dagli industriali udinesi) in seguito alla quale il presidente decise di dimettersi dalla guida di Confindustria Fvg prima della scadenza. Una sorta di lezione sulla necessità di autonomia e indipendenza dell'associazione. O forse - sottolinea qualcuno - allora non andava bene perché il leader degli imprenditori era pordenonese, mentre oggi il tema dell'inopportunità non si pone? Insomma, un nuovo ostacolo potrebbe sorgere sulla strada di quell'unificazione regionale della più importante categoria produttiva della regione - il presidente Giuseppe Bono si avvia a scadenza - che sembra perdere quota rispetto a uno o due anni fa. È chiaro che sullo sfondo di questo scenario dei rapporti all'interno dell'associazione è in gioco il futuro assetto confindustriale in un momento in cui tutti i cosiddetti corpi intermedi attraversano una crisi di rappresentanza. Pordenone, su questo, fa valere la leadership numerica: può contare sul numero più elevato di aziende, nella compagine associativa ci sono circa 830 imprese nelle quali operano oltre 33 mila addetti.
Davide Lisetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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