Bastonate alla figlia: «Sei il diavolo»

Sabato 16 Febbraio 2019
A PROCESSO
UDINE Dovrà rispondere delle ipotesi di reato di maltrattamenti e lesioni ai danni della figlia. È con queste accuse che una mamma, una donna di origini africane di circa 40 anni, residente in provincia di Udine, è stata rinviata ieri a giudizio dal gup del Tribunale di Udine Daniele Faleschini Barnaba.
Erano state le confidenze fatte dalla ragazzina a un'insegnante, a scuola, a mettere in moto le indagini e a scoperchiare il caso di presunti maltrattamenti in famiglia. Al termine degli accertamenti condotti dalla polizia giudiziaria della Procura, anche tramite l'ascolto della minore, il pm Maria Caterina Pace ha formalizzato le accuse nei confronti della madre della bambina che all'epoca aveva circa 11 anni. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, la donna avrebbe maltrattato per anni la figlia, colpendola abitualmente con bastoni e cinture. In alcuni casi l'avrebbe buttata a terra e calpestata. Talvolta le avrebbe gettato addosso del peperoncino e spesso giova ricordarlo ancora una volta, sempre secondo la tesi dell'accusa che dovrà passare al vaglio dibattimentale le avrebbe detto di essere un diavolo che voleva uccidere mamma e fratelli con l'aiuto del padre. In un'occasione, colpendola con un bastone dopo essersi accorta che la figlia si era procurata un telefonino con cui registrare le violenze subite, la madre le avrebbe causato anche una contusione al braccio, giudicata guaribile in otto giorni.
La donna, difesa dagli avvocati Romina Pellegrini e Annaleda Galluzzo, ha sempre respinto con forza le accuse. «La mamma è addolorata. Nega assolutamente i maltrattamenti ai danni della figlia», spiega l'avvocato Annaleda Galluzzo. La difesa punta ora a dimostrare, tramite l'accertamento dibattimentale, l'estraneità della propria assistita ai fatti contestati. «L'indagine è stata unidirezionale, basata esclusivamente sulle dichiarazioni della minore. Il quadro è fortemente indiziario», chiarisce ancora il legale, sottolineando come non sia stata raccolta, ad esempio, la testimonianza dei fratelli della vittima che vivono sempre con la mamma.
Uno di loro era stato ascoltato invece davanti al tribunale dei minori e aveva fornito un racconto diametralmente opposto di quanto sarebbe accaduto in casa, negando i maltrattamenti da parte della madre. Ravvisata la necessità del vaglio dibattimentale della vicenda, il gup ha quindi disposto il rinvio a giudizio. È in quella sede, nel processo che comincerà il prossimo 15 aprile, che la donna porterà le proprie compiute difese. In udienza nessuno si è costituito parte civile per conto della minore che attualmente non vive con la mamma.
e.v.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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