Avvocati fasulli truffavano i preti, quattro arresti

Lunedì 16 Aprile 2018
Avvocati fasulli truffavano i preti, quattro arresti
L'OPERAZIONE
PADOVA Studiavano dettagliatamente le potenziali vittime, analizzavano i punti deboli e poi sceglievano in modo scientifico quali prendere di mira. Tutti anziani, quasi tutti sacerdoti.
FINTI LEGALI
Quattro finti avvocati sono stati arrestati sabato mattina dai carabinieri al culmine di un'importante operazione partita un anno e mezzo fa da Padova. Fabio Sacchi di 50 anni, Mario Giordo di 62, Claudio Piacente di 36 e Concetta Di Franco di 45 (tutti e quattro lombardi) sono accusati di aver truffato 15 uomini spacciandosi per avvocati di un inesistente studio legale. Si offrivano di aiutare le povere vittime, in realtà spillavano loro migliaia e migliaia di euro. Quella imbastita è, secondo gli investigatori, una vera e propria associazione a delinquere: parliamo di 15 colpi in pochi mesi per un bottino complessivo di oltre 152 mila euro, a cui si aggiungono diverse tentate truffe. I quattro potevano colpire ancora: per questo motivo il gip del Tribunale di Monza ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
LA PRIMA DENUNCIA
Tutto parte a settembre 2016, quando i militari della stazione di Prato della Valle ricevono la denuncia di un sacerdote ottantenne di Padova. Il comandante Giancarlo Merli e i suoi uomini iniziano subito ad indagare per capire chi avesse aggirato l'anziano prete rubandogli oltre 10 mila euro. Gli accertamenti portano i carabinieri in un mondo fatto di falsi avvocati e di studi legali inesistenti, di tecnologie utilizzate con intenti criminosi e di atti falsificati. È appunto il mondo di Sacchi, Giorgio, Piacente e Di Franco, pronti a tutto pur di abbindolare gli anziani (13 su 15 erano sacerdoti) svuotando il loro portafoglio.
IL METODO
Avevano allestito degli studi legali virtuali, creando indirizzi e-mail e numeri telefonici in modo che tutto apparisse plausibile. Chiamavano le loro vittime, si spacciavano per avvocati e andavano dritti al sodo: «Buongiorno, siamo venuti a conoscenza che lei ha un contenzioso pendente al Tribunale di Milano, per il mancato pagamento di abbonamenti legati a prodotti editoriali. Il suo debito è molto alto, ma con la nostra mediazione può estinguerlo ad una cifra molto più bassa». Il fantomatico debito maturato era sempre di almeno 150 mila euro, la cifra richiesta per risolvere tutto oscillava dai 10 mila ai 30 mila euro in base alle disponibilità della vittima. I quattro avevano predisposto veri e propri elenchi con i potenziali obiettivi: le vittime erano quasi sempre sacerdoti anziani anche per via della loro formazione morale che tende a dare fiducia al prossimo. Le vittime vivono tutte in province del nord Italia: Padova, Rovigo, Treviso, Gorizia, Udine, Trento e Brescia. I carabinieri di Prato della Valle hanno ricostruito le truffe arrivando ad individuare i conti correnti su cui finivano i soldi. Lo scorso marzo i quattro indagati, fortemente sospettati, erano stati perquisiti e in quel caso vennero sequestrate carte di credito, pc e altri documenti. Nemmeno quel blitz, però, li convinse a smettere di delinquere.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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