LA SCELTA
TRIESTE «Se accetterò? Ma certo, solo che me lo chiedano formalmente». Non ha alcun dubbio lo scrittore Tullio Avoledo nell'aderite alla prospettiva di una candidatura al Senato sotto il segno del Patto per l'autonomia, che peraltro proprio ieri ha depositato a Roma il simbolo elettorale. «Condovido pienamente la linea del Patto fin dal tmepo del referendum costituzionale, quando mi sono convinto che lasciare a Renzi e alla Boschi le redini della Costituzione sarebbe come prendere lezioni di guida da Ray Charles».
Avoledo è l'uomo dalla doppia vita: lavoro in banca, ossia la Ragione e l'Esattezza, ma anche la stravagante e felice genialità della penna. Quanto pensa e dice potrebbe riassumersi nel celebre motto di Karl Valentin, il cabarettista tedesco maestro di Bertolt Brecht: una volta il futuro era migliore.
SCIACALLI E CONIGLIETTE
«Sono stato un mese in ospedale e ho visto come i medici e gli infermieri si prodighino con sacrificio e passione in condizioni assai difficili - racconta - poiché è un fatto che la Sanità non sia organizzata bene». La verità secondo Avoledo è che «sono i manager a governarci ed è ora di tornare alla buona politica togliere ai manager il controllo delle niostre vite». Riferisce di aver cominciato ad appassionarsi dopo aver ascoltato un discorso di Markus Maurmair, sindaco di Valvasone, candidato a sua volta per il Patto del quale regge la presidenza: «Mi sono emozionato, c'erano centinaia di persone e non ho visto sciacalli travestiti da conigliette».
BASTANO DIECI VOTI
«Ma la sapete una cosa? Non so quanti voti prenderemo - incalza lo scrittore - ma se per assurdo fossero soltanto 10 sarebbe già una vittoria. Vorrebbe dire che i cittadini cominciano a svegliarsi e a decidere di prendere la politica nelle proprie mani. La politica può essere nobile - taglia corto Avoledo- e non necessariamente non una cosa sporca o da delegare ad altri».
Maurizio Bait
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA TRIESTE «Se accetterò? Ma certo, solo che me lo chiedano formalmente». Non ha alcun dubbio lo scrittore Tullio Avoledo nell'aderite alla prospettiva di una candidatura al Senato sotto il segno del Patto per l'autonomia, che peraltro proprio ieri ha depositato a Roma il simbolo elettorale. «Condovido pienamente la linea del Patto fin dal tmepo del referendum costituzionale, quando mi sono convinto che lasciare a Renzi e alla Boschi le redini della Costituzione sarebbe come prendere lezioni di guida da Ray Charles».
Avoledo è l'uomo dalla doppia vita: lavoro in banca, ossia la Ragione e l'Esattezza, ma anche la stravagante e felice genialità della penna. Quanto pensa e dice potrebbe riassumersi nel celebre motto di Karl Valentin, il cabarettista tedesco maestro di Bertolt Brecht: una volta il futuro era migliore.
SCIACALLI E CONIGLIETTE
«Sono stato un mese in ospedale e ho visto come i medici e gli infermieri si prodighino con sacrificio e passione in condizioni assai difficili - racconta - poiché è un fatto che la Sanità non sia organizzata bene». La verità secondo Avoledo è che «sono i manager a governarci ed è ora di tornare alla buona politica togliere ai manager il controllo delle niostre vite». Riferisce di aver cominciato ad appassionarsi dopo aver ascoltato un discorso di Markus Maurmair, sindaco di Valvasone, candidato a sua volta per il Patto del quale regge la presidenza: «Mi sono emozionato, c'erano centinaia di persone e non ho visto sciacalli travestiti da conigliette».
BASTANO DIECI VOTI
«Ma la sapete una cosa? Non so quanti voti prenderemo - incalza lo scrittore - ma se per assurdo fossero soltanto 10 sarebbe già una vittoria. Vorrebbe dire che i cittadini cominciano a svegliarsi e a decidere di prendere la politica nelle proprie mani. La politica può essere nobile - taglia corto Avoledo- e non necessariamente non una cosa sporca o da delegare ad altri».
Maurizio Bait
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