Zaia a Genty: «Torna, fidati di me»

Mercoledì 14 Marzo 2018
Zaia a Genty: «Torna, fidati di me»
L'INTERVISTA
TREVISO Scende in campo il governatore Luca Zaia. Nei giorni in cui potrebbe decollare la trattativa per riportare la pace tra Giancarlo Gentilini e la Lega, Zaia fa sapere di esserci. Il suo obiettivo è ricompattare il centrodestra, difendere un patrimonio del leghismo come lo Sceriffo, riallacciare rapporti ormai dati per finiti: «Pensare a un Gentilini fuori dalla Lega non rientra nelle mie corde», ammette. In questi giorni le diplomazie sono al lavoro, il fronte gentiliniano aspetta qualche segnale dal Carroccio per capire che margini di trattativa ci siano. Sono curiosi anche di vedere quali carte saprà tirare fuori il segretario nazionale Gianantonio Da Re, incaricato ufficialmente di provare a recuperare l'icona leghista per eccellenza. E Gentilini, soprattutto, aspetta che qualcuno lo chiami sperando però che al tavolo della trattativa si sieda anche Luca Zaia, l'unico big leghista che ha sempre tratteggiato con parole di grande affetto. Per lui Zaia è il garante della parola data. E il governatore, che per riconquistare Treviso ha messo in campo anche la sua lista, fa sapere di voler esserci «per offrire alle città una proposta diversa da quella di chi governa oggi. E serve un centrodestra unito».
Presidente Zaia, Gentilini ormai è un caso sempre più complicato da risolvere.
«Ho il massimo rispetto di tutti. Ma se ci sarà un tavolo composto da più persone, in cui Gentilini vuole anche la mia presenza, io risponderò presente».
Se lo sarebbe mai aspettato che Gentilini potesse diventare un problema?
«Gentilini non potrà mai essere un problema per la Lega. Ha pregi e difetti caratteriali, come ne abbiamo tutti noi. Ma è anche una persona che così come si accende, altrettanto velocemente si calma è diventa ragionevole. È un vulcano. Ma non dimentico che la Lega sta raccogliendo tanti frutti anche grazie al coraggio che Gentilini ha avuto in passato».
Lo sente spesso?
«No, sono sette-otto mesi che non ci sentiamo. Ma con lui è sufficiente incrociarsi per ritrovare la solita sintonia come se non ci si vedesse solo da un quarto d'ora. Il nostro è un rapporto solido, di stima. So quanto ha dato alla città, ai trevigiani. È sempre stato un esempio. E ha tirato le orecchie a tutti noi quando serviva, a me per primo che ho avuto l'onore di essere presidente della Provincia quando era sindaco».
La Lega, insomma, deve recuperare lo Sceriffo.
«Non riesco a pensare a un Gentilini contro la Lega. Tutta la squadra si deve ricompattare. Lui è un leghista».
Quando la trattativa partirà, bisgnerà superare un ostacolo: per Gentilini Mario Conte non è il candidato sindaco giusto.
«Se Gentilini chiede la mia presenza al tavolo con la Lega, allora si deve fidare di me fino in fondo. Lui è una persona intelligente e pragmatica, sa benissimo che la nostra non è una sfida contro qualcuno ma per vincere».
Per vincere il centrodestra deve ricompattarsi.
«Sono sicuro che Gentilini su questo punto la pensi come me: dobbiamo puntare non a mettere la bandierina sulla città, ma a portare un modello gestionale diverso da quello attuale. Dobbiamo presentare la nostra proposta, illustrare le nostre idee, che sono diverse da quelle di chi governa oggi».
La questione Gentilini però rischia di pesare su questa campagna elettorale.
«Non penso che questa partita sia politica. Avrà un valore politico quando si passerà alla formazione della squadra. Ma per fare un programma che porti alla vittoria contano le persone e i progetti. Sbagliato illudersi che, in un'elezione comunale, i simboli dei partiti possano incidere più di tanto. I trevigiani sono gente pratica, amano la loro città e la sognano ancora come quella bomboniera dove regnano legalità e ordine, senza se e senza ma».
E come se ne esce da questa situazione?
«Non dico che tutti debbano fare un passo indietro, ma di sicuro un passo di lato per poter fare l'interesse di Treviso e di tutta la comunità. Tutti noi ricordiamo i dieci meravigliosi anni di Gentilini sindaco, seguiti dagli altrettanto meravigliosi anni di Gobbo come primo cittadino. I trevigiani vogliono ritornare a quei tempi».
Paolo Calia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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