VISTO DA LUI
Antonio Romeo è professionista nella relazione d'aiuto, fondatore

Sabato 17 Novembre 2018
VISTO DA LUI
Antonio Romeo è professionista nella relazione d'aiuto, fondatore e operatore di Cambiamento Maschile, spazio di ascolto per uomini che agiscono violenza nelle relazioni affettive realizzato dal Comune di Montebelluna e il patrocinio della Usl, dei Comuni dell'area montebellunese e della Consigliera provinciale di Parità.
Da cofondatore e operatore dello spazio per uomini maltrattanti ci può fornire l'identikit di chi si rivolge a questo tipo di servizio?
«Si tratta di uomini compresi nella fascia di età 25-75 e di nazionalità prevalentemente italiana, fatta eccezione per qualche accesso di uomini dell'est europeo. L'identikit, a prescindere da età, professione, status sociale, scolarità e provenienza geografica è sempre lo stesso: uomini con stereotipi culturali maschilisti, con difficoltà a governare la rabbia prima che diventi violenza e con la convinzione di essere loro le vittime della provocazione della moglie».
Cosa conduce un uomo ad agire violenza nelle relazioni affettive familiari ed extrafamiliari?
«Le cause possono essere molte, ma nessuna da sola è sufficiente a spiegarlo. Qualsiasi causa, come ad esempio l'alcol, la droga, i disturbi psichici, la depressione, la disoccupazione, i lutti, le violenze subite o assistite in famiglia da piccoli, le malattie, il degrado o la scarsa cultura, infatti, può determinare la violenza in alcuni uomini, ma non in altri. Il denominatore comune comunque è sempre culturale».
Quando si parla di violenza contro le donne ci si riferisce quasi sempre alla violenza perpetrata da mariti, compagni o ex nei confronti di mogli e compagne. Ma c'è anche la violenza maschile contro donne che possono essere madri o figlie. Avete affrontato anche casi di questo tipo nello spazio di ascolto?
«Finora nella quasi totalità dei casi, sono arrivati a noi solo uomini che usano violenza contro la propria compagna. Per quelli che l'usano anche verso i figli la dinamica è identica: stereotipi culturali e incapacità di governare la rabbia».
Come si può fare per eliminare la violenza contro le donne?
«In primo luogo le donne devono volersi tanto bene e avere molta autostima per far capire fin da subito all'uomo che non accettano violenza. Poi è fondamentale che tutta la società, e con ciò intendo le istituzioni, le leggi, i mass media, la scuola, la rete dei servizi, la pubblicità, i social, il mondo del lavoro e il linguaggio, devono stare dalla parte delle donne e condannare senza se e senza ma chi usa violenza e rifuggire dal linguaggio sessista. Infine uno sguardo agli uomini: ogni uomo che si rende conto di picchiare o maltrattare le donne dovrebbe accettare di farsi aiutare da un centro come il nostro che fa di questo obiettivo la ragion d'essere della propria esistenza».
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