Vendita di S. Artemio: centrosinistra contro Marcon

Martedì 12 Febbraio 2019
IL DIBATTITO
TREVISO (mf) Il Sant'Artemio, la faraonica sede della Provincia nata dal recupero dell'ex manicomio di Treviso, non deve finire al centro di un caso come quello di villa Emo, in procinto di essere venduta a un privato. Il presidente della Provincia Stefano Marcon ribadisce: «Se c'è qualcuno interessato si faccia avanti», ma i consiglieri provinciali della lista Amministratori di Marca, gruppo di opposizione rispetto alla maggioranza di centrodestra, lo dicono chiaro e tondo: l'ex ospedale psichiatrico deve restare pubblico. «La pazza idea di Marcon di vendere il Sant'Artemio al miglior offerente non ci piace scandiscono è necessario aprire un confronto tra gli amministratori sul futuro del complesso, che dovrà rimanere a destinazione pubblica e non oggetto di scelte speculative, in una fase in cui peraltro il destino dell'ente è ancora incerto, dopo la riforma Delrio e l'indecisione dell'attuale governo». Questo pone anche problemi organizzativi: «Proprio per l'incertezza del ruolo dell'ente chiedono i consiglieri Sebastiano Sartoretto, Antonella Tocchetto, Miriam Poloni, Martina Cancian e Alessandro Bortoluzzi nel caso si trovasse un acquirente, in quale sede sarebbero trasferiti i 250 dipendenti?». E poi c'è il nodo dei costi. Che alla fine è quello principale: «Il recupero dell'ex ospedale psichiatrico e la sua definizione a uso pubblico, deciso dall'allora presidente della Provincia, Luca Zaia, avrebbe dovuto costare 65 milioni, ma il costo è lievitato facendo perdere alla Provincia importanti pezzi di valore immobiliare, anche in centro storico. L'ente ha dovuto indebitarsi per raggiungere gli oltre 70 milioni del costo finale. Alla luce di questi aspetti, pensiamo che la Provincia dovrebbe fare un operazione inversa: per sostenere i costi di gestione di una cittadella blindata e faraonica dovrebbe aprire il più possibile ad altri servizi».
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