Treviso-Ostiglia, si attende il piano di smaltimento

Sabato 13 Gennaio 2018
IL PROGETTO
TREVISO «Stiamo lavorando per riprendere al più presto i lavori». Così Enrico Specchio, dirigente dell'Unità complessa demanio e patrimonio e referente per la Treviso Ostiglia, chiarisce la posizione della Regione Veneto. Poche parole, a dire il clima di concitazione che in questi giorni si è creato intorno ad un'opera che avrebbe dovuto essere completata entro il 2017 «pena la revoca del finanziamento» si legge nel bando di gara. Dalla Brussi Costruzioni Srl, azienda del colosso Grigolin di Nervesa della Battaglia che ha vinto l'appalto per la ciclabile, nessun commento sulla vicenda. Lo stato delle cose al momento è questo: 115 giorni dal 13 aprile 2017, giorno dell'apertura del cantiere, avrebbero dovuto portare al completamento della ciclabile. L'opera più consistente, l'interramento della passerella, era stata realizzata a fine estate. E un altro intervento di quel tipo (che ha richiesto la chiusura della tangenziale per quasi tre giorni) avrebbe dovuto avvenire più avanti sul tracciato. Poi, circa a metà ottobre, la sospensione dei lavori. Gli escavatori selezionano materiale sospetto e spengono i motori. La Regione, committente dei lavori, attiva l'Arpav. «I primi esiti analitici su un campione effettuato evidenziano la presenza di metalli e idrocarburi da verificare», dice la nota dell'Arpav, che ha trattenuto un campione di tutti i prelievi effettuati il 19 ottobre scorso, mentre l'incarico di eseguirei test è stato affidato allo studio Asa, specializzato, da parte della ditta stessa.
COSA C'È SOTTO
Ma cosa c'è sotto la TrevisoServizi? Nel mirino i lavori che risalgono a cavallo degli anni '80 e dei primi anni' 90, per creare la cittadella doganale e l'area di servizio della nettezza urbana, allora settore del Comune. Analisi e riunioni congiunte si susseguono nei mesi di novembre e dicembre. Con il nuovo anno il settore lavori pubblici del Comune invia una nota in Regione per chiedere a che punto siano le trattative con l'azienda e per chiedere che i rifiuti siano smaltiti quanto prima. Le analisi Arpav, infatti, indicano che quanto interrato (secondo la campionatura prelevata) è una miscela catalizzata che fino al febbraio 1998 era considerata rifiuto non pericoloso e dunque legittimamente impiegabile. Oggi però è classificata rifiuto speciale (non pericoloso), che deve però essere smaltito in discarica. La committenza quindi deve presentare al Comune un piano di smaltimento adeguato. Poi c'è il nulla osta per riprendere e completare i lavori dell'ultimo miglio.
E.F.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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