Teatri e cultura: Grillo chiama Del Monaco jr

Lunedì 25 Settembre 2017
Teatri e cultura: Grillo chiama Del Monaco jr
L'INVESTITURA
TREVISO La simpatia con Beppe Grillo è nata due anni fa. Poi Giancarlo Del Monaco, 74 anni, regista lirico e cittadino del mondo ha prestato la voce di suo padre, l'indimenticato tenore Mario, per l'inno del Movimento, prima con Un amore così grande, poi con Nessun Dorma dalla Turandot di Giacomo Puccini. E proprio in questi giorni al meeting di Rimini è stato salutato dai 5 stelle come portabandiera dell'opera lirica e dello spettacolo dal vivo in Italia. Un entusiasmo del tutto ricambiato del celebre artista che, in Romagna, ha avuto incontri con il gotha dei grillini. Nessuna investitura ufficiale, non fa parte dello stile del movimento, ma tutti sanno che Del Monaco è voce molto ascoltata da Grillo in tema di teatri e cultura. Del resto il regista è un'icona della cultura teatrale nazionale nel mondo: cosmopolita, parla cinque lingue, è stato sovrintendente nei teatri di Kassell, bonn, Nizza e a Macerata, ha lavorato con i grandi nomi dell'opera, da Pavarotti a Domingo e con i direttori più apprezzati del Novecento, da Muti ad Abbado.
LA SCELTA
Chi meglio del regista trevigiano, figlio di Mario Del Monaco e di Rina Filippini può avere il polso di una macchina così complessa e articolata come quella dei teatri d'opera in Italia? «Lo dico subito - premette il primiogenito del tenore - non aspiro a poltrone o incarichi. Grazie a Dio ho un mercato internazionale come regista. Però per noi Del Monaco l'opera è iscritta nella genetica. E vedere la massima espressione della cultura italiana ridotta in questo modo, mi fa male. Per questo ho deciso di dare il mio apporto al Movimento».
Non faccia il modesto, la sua investitura c'è già stata a Palermo, quando Beppe Grillo ha arringato la folla calando l'asso dell'inno e dicendo «Il figlio di Mario, il regista Giancarlo Del Monaco mi ha telefonato suggerendomi di utilizzare Un amore così grande come sigla del movimento». «Purtroppo quel giorno avevo una prima a Madrid, non c'ero. E mi dispiacque molto. Cosa posso dire sul rapporto con Grillo? Ci siamo incontrati, ci siamo piaciuti. Mi sono messo a sua disposizione e mi considero apertamente un consulente e un amico. Sul blog mi sono anche espresso sulla situazione teatri. Una mia lettera ha avuto un milione di like. In Italia, anche a teatro, bisognerebbe fare la rivoluzione». Beppe Grillo è, prima che un politico, un uomo di spettacolo molto attento alle problematiche della cultura musicale in Italia. E' del tutto naturale che alla cultura affidi un grande ruolo e si circondi di tecnici. «Beppe Grillo è il più grande artista tra i politici e il più grande politico tra gli artisti. E ha capito che la lirica è stata il collante per l'Unità d'Italia, ha insegnato una lingua e una forma di cultura. Che non è affatto elitaria. Che alla cultura di aun valore prioritario è il motivo che mi ha spinto ad affiancare i Cinque stelle».
IL RUOLO
Nel concreto qual è il suo ruolo all'interno del Movimento? «Sono un simpatizzante e mi vengono chiesti dei pareri quando c'è qualche problematica legata allo spettacolo dal vivo in Italia. Questo, al momento, a margine di una carriera che si svolge soprattutto all'estero e alla mia dimensione personale che mi vede al momento tra Zagabria e Ibiza». E che tuttavia non le impedisce di avere rapporti approfonditi con il mondo della cultura e della politica in Italia. «In Veneto vengo con piacere ospite di mia cugina Donella. Con la politica ho da sempre rapporti, come li aveva mio padre Mario, che fu mandato da De Gasperi addirittura come ambasciatore a Mosca da Krushev. Cultura e politica è un buon binomio. E lo diceva anche Platone: i filosofi- io aggiornerei con gli artisti- al potere».
Elena Filini

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