«Sicurezza a rischio chiudiamo le scuole»

Lunedì 26 Giugno 2017
«Siamo pronti a chiudere tutte le scuole e le strade che non dovessero rispettare i criteri minimi di sicurezza previsti dalla legge». Stefano Marcon, presidente della Provincia, è drastico. Ad oggi, però, non può fare altrimenti. La paventata chiusura degli edifici scolastici delle superiori e delle arterie della Marca non è infatti legata a una cattiva gestione da parte del Sant'Artemio. Al contrario. Ciò che spinge il presidente a mettere sul tavolo il provvedimento più drastico sono i continui tagli ai conti della Provincia imposti dal governo. In questi giorni Marcon sta facendo i salti mortali per riuscire a chiudere il bilancio di previsione per l'anno in corso. Ma non è affatto scontato. Ad oggi in cassa ci dono giusto 2 milioni per la manutenzione delle strade -circa 1.200 i chilometri di competenza del Sant'Artemio- e 500 mila euro per la cura degli edifici scolastici. «Per quanto riguarda le strade, impegneremo circa un milione per garantire una serie di sfalci dell'erba e il piano neve per il prossimo inverno specifica il presidente i rimanenti 900 mila euro verranno usati per rispondere alle emergenze». Il quadro delle scuole, se possibile, è ancora più nero. «Non abbiamo che mezzo milione allarga le braccia Marcon servirebbero 5 milioni per mettere in sicurezza tutti gli istituti. A fronte di questo, 500 mila vuol dire appena il 10%. Si fa presto a fare i conti». L'allarme del numero uno del Sant'Artemio segue quello lanciato qualche giorno fa da Domenico Presti, consigliere provinciale delegato all'edilizia scolastica: «Le risorse che ci sono state lasciate dal governo non bastano nemmeno per la manutenzione ordinaria degli edifici scolastici. Lo diciamo adesso perché sia chiaro a tutti: se a settembre, con la ripresa delle lezioni, dovessero emergere dei problemi, non avremo alcuna remora a chiudere gli istituti». Possibilità niente affatto remota, dato che solo pochi mesi fa il Sant'Artemio è intervenuto per mettere in sicurezza 1.744 metri quadrati di soffitti che rischiavano di crollare in testa a studenti e insegnanti. La Provincia di Treviso è stata quella più maltrattata del Veneto dalla riforma Delrio e dai successivi tagli dettati dalla Legge di stabilità. Lo squilibrio è pari a 10,3 milioni. Un buco dovuto al fatto che lo Stato ogni anno si porta via il 70% delle entrate del Sant'Artemio, derivanti dalle tasse pagate dai trevigiani, come contributo di solidarietà. Soldi che la Provincia sta provando a recuperare dalle proprie tasche per garantirsi almeno un budget minimo per le attività fondamentali. «Non chiediamo che questo contributo venga azzerato ha già spiegato Carlo Rapicavoli, direttore generale dell'ente ma chiediamo che ci venga lasciato almeno il 50%. La solidarietà non può superare le capacità. Altrimenti poi saremo noi ad aver bisogno dell'elemosina».

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