«Se vinceremo siamo pronti a sospendere il registro»

Domenica 23 Luglio 2017
«Se vinceremo siamo pronti a sospendere il registro»
Lo schema, sulla carta, è facile, facile: tutti uniti con un candidato forte. Il problema è passare dalla carta alla concretezza. Dimitri Coin, segretario provinciale della Lega, sta lavorando per mettere assieme tutte le forze del centrodestra in vista delle comunali 2018. E già questa è una bella impresa se si considera che nel 2013 i candidati sindaci dell'area erano quattro. Ma non solo: deve anche risolvere il nodo Gentilini, fondamentale per cullare sogni di gloria. Oltre ovviamente a ricomporre un fronte che, dopo la vittoria di Giovanni Manildo, ha bisogno di nuove certezze. Davanti a tutto questo, ha deciso di partire da un punto fermo: replicare a Treviso il modello Conegliano, il propellente che ha portato Fabio Chies a vincere al primo turno.
Coin, diciamo che la campagna elettorale è già partita.
«Ovviamente sì. Stiamo lavorando per replicare quanto fatto a Conegliano. Quella è la via».
Pensa anche a un'alleanza con Forza Italia? Ultimamente i rapporti tra Lega e Azzurri non sono ottimali.
«Qui il rapporto funziona, poi mi atterrò alle indicazioni . Ma fino a oggi non ho avuto nessun segnale contrario».
Ce la farete a proporre un candidato unico per il centrodestra, cosa risultata impossibile nel 2013?
«Ci proviamo, ma è dura che in una città come Treviso si presentino solo due candidati: uno per il centrodestra e un per il centrosinistra. Non me lo vedo proprio una sorta di ballottaggio anticipato».
E ha già in mente l'identikit del vostro candidato?
«Prima partiamo dalla coalizione, che si deve riconoscere in alcuni punti fermi come sicurezza, lotta all'immigrazione selvaggia e difesa della famiglia».
Ma il candidato?
«Considerati i numeri, mi piacerebbe che fosse indicato dalla Lega, magari un tesserato anche se valutiamo tante soluzioni. Ma non vogliamo imporre niente a nessuno. Quando decideremo il nome, lo proporremo agli alleati per cercare la massima condivisione. Se non andrà bene, ne penseremo un altro».
E quando scioglierete i dubbi?
«L'idea è di annunciare il candidato sindaco alla festa provinciale di ottobre».
Di nomi se ne fanno tanti, molti li avete anche inseriti nei vostri sondaggi: Benazzi, Caner, Conte, Barbisan, Presti, Michielon...
«Dubito che Benazzi si muova da dove si trova. Poi abbiamo una rosa di nomi su cui stiamo facendo delle riflessioni».
Ma lei un'idea se l'è già fatta.
«Ho chiaro in testa cosa fare. Il sondaggio poi ci dice che ai trevigiani non interesse un candidato sindaco imprenditore o comunque persona di successo. Cercano altro».
E i vostri sondaggi dicono anche che c'è la possibilità di battere Giovanni Manildo?
«Manildo è il sindaco uscente e merita rispetto. Batterlo non sarà una passeggiata, ma la strada per riuscirci c'è. E siamo contenti anche dal consenso della Lega: in città oltre il 35% degli elettori è disposto a votarci».
Ha parlato di sicurezza, immigrazione e politiche per la famiglia: saranno questi i temi della campagna elettorale?
«Sulla famiglia le nostre posizioni sono letteralmente opposte a quelle di questa amministrazione. Hanno istituito il registro per le unioni civili, noi potremmo sospenderlo. La legge consente di celebrarle, noi diciamo solo che lo possono fare anche i funzionari dello Stato Civile non necessariamente i sindaci. E sulla sicurezza serve più presidio del territorio: in città non si vede niente».
E sugli immigrati? Domani in Prefettura c'è l'incontro con per l'Islam Italiano. I sindaci leghisti non ci andranno?
«No, non ci saranno. Il documento proposto è inaccettabile, così come questa immigrazione senza controllo».
Che giudizio dà su Manildo?
«Non si danno giudizi sugli avversari politici, si possono solo fare proposte migliori. Però in una cosa è stato bravo: è sempre riuscito a far ricadere la colpa delle decisioni sbagliate sui suoi assessori. Penso a Michielan: una brava persona, ma sembra che abbia fatto tutte le scelte da solo. E non è certo così».

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