«Rovinoso il cerchio magico delle amicizie»

Domenica 25 Giugno 2017
«Rovinoso il cerchio magico delle amicizie»
Quasi fosse un segno premonitore, tra un paio di settimane nella sede di Treviso dalla Camera di Commercio si terrà un convegno (programmato da tempo) su Credito e banche: quali soluzioni per un ritorno alla normalità? con, tra i relatori principali, Roberto Nicastro, presidente delle quattro banche salvate dell'Italia centrale.
Mario Pozza, presidente dell'ente camerale trevigian-bellunese, è possibile un ritorno alla normalità anche per le banche venete?
«Siamo alle fine dell'avventura. É una fine ingloriosa, che paghiamo tutti. Purtroppo non c'è alternativa all'opzione Banca Intesa. Ora bisogna pensare al futuro e ripartire, vigilando perché venga tenuto conto della specificità di banche di territorio, come erano Veneto Banca e Popolare di Vicenza».
Non erano possibili alternative?
«Sono stati fatti appelli all'imprenditoria e qualcosa è stato anche raccolto, ma non c'erano soldi da mettere in queste due banche. Molte imprese, anche tra quelle più strutturate, sono già esposte con altri istituti. Dunque non potevano sostenere questo sforzo ulteriore».
Molti lamentano che Intesa si prende la polpa, mentre la buccia e l'osso vengono scaricate sullo Stato, cioè sulla collettività.
«É vero, ma se non si prendesse nemmeno la polpa cosa succederebbe? Scatterebbe il bail-in, le banche chiuderebbero comunque e le conseguenze sarebbero peggiori. É un cavaliere bianco che ha posto delle condizioni, ma già averne trovato uno è positivo».
Si sarebbe aspettato questo esito?
«Nessuno lo poteva prevedere. Però, qualche anno fa, in tempi non sospetti, avevo espresso una posizione chiara su queste banche: ho detto che avevano molta attenzione verso pochi. Veneto Banca e Popolare di Vicenza non sono state rovinate dall'aver finanziato il sistema imprenditoriale locale, ma proprio per un'attenzione rivolta non a tutti. Perché chi le gestiva, l'ha fatto in maniera personalistica e con un cerchio magico di amicizie, relazioni e condivisioni. Per questo mi auguro vengano accertate le responsabilità».
Con l'incorporazione delle ex popolari nel gruppo Intesa, le imprese con affidamenti in più istituti rischiano una riduzione del credito?
«Quello degli affidamenti doppi è un problema grave. Sono banche molto radicate e la concentrazione bancaria sempre più marcata non aiuta. Ma la vera questione è a monte».
Ovvero?
«Il nostro modello di piccole e piccolissime imprese mal si concilia con le regole e i rating europei. C'è una specificità italiana, in questo campo, che dovrebbe essere riconosciuta e tutelata. Le nostre pmi spesso sono sottopatrimonializzate e questo le penalizza. Del resto, anche Intesa è vincolata a queste regole ferree ad esempio sulla cumulabilità dei fidi. Ma non può essere solo un algoritmo a valutare le potenzialità di sviluppo di un'impresa. Oppure bisogna cominciare a pensare a fonti alternative di finanziamento, come ad esempio certe piattaforme di crowfounding, la raccolta fondi online».

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