«Primi in Italia: nessuno ci ringrazia»

Lunedì 27 Marzo 2017
TREVISO - Gli impressionisti battono tutti. La mostra di Santa Caterina, nell'ultima settimana, è risultata la più visitata in Italia. Secondo la classifica periodicamente aggiornata da Repubblica, a Santa Caterina sono arrivati 14.031 visitatori; a Roma, per Leonardo e il volo, ce ne sono stati 13.278; a Milano invece a vedere Manet e la Parigi moderna si sono presentati in 12.737. A seguire tutte le altre con distacchi anche più ampi. Una medaglia che Marco Goldin e la sua Linea d'Ombra possono appendersi al petto come una medaglia, ma che non nasconde una vena di rammarico.
«Quanto sta accadendo non è normale - sottolinea Goldin - una città di 80mila abitanti, sola contro tutti, sta superando metropoli del calibro di Roma e Milano che offrono appuntamenti di grande qualità e dispongono di bacini formati da milioni di potenziali visitatori. A oggi, la nostra mostra, ha contato 237mila visitatori e mancano ancora cinque settimane alla fine. La previsione è di chiudere attorno ai 310mila. Il segreto? Sicuramente la qualità straordinaria delle opere esposte, oltre al lavoro di Linea d'Ombra. Eppure, nonostante questi numeri, nessuno dice niente. Nessuno si fa sentire. In questa città sembra sempre tutto normale, oppure dovuto».
Pur con risultati simili Goldin, che intanto sta avviando il progetto Van Gogh per Vicenza, non riesce ancora a entrare in sintonia piena con Treviso: «L'unico che ci sta sempre vicino è il sindaco Giovanni Manildo - ammette - anche di recente ci siamo visti per pensare a un possibile evento da organizzare in futuro (potrebbe trattarsi di una mostra di tre mesi al massimo da organizzare a partire dal prossimo febbraio, al termine dei lavori a Santa Caterina ndr). Per il resto silenzio assoluto, anche da parte delle categorie economiche; anche da parte di chi grazie alla nostra mostra ha lavorato bene. Sinceramente situazioni di questo genere mi capitano solo qui. E dire che ho fatto mostre in almeno una ventina di città. A Treviso va così».
Paolo Calia

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