Primi canali a secco, allarme per i corsi d'acqua cittadini

Mercoledì 21 Marzo 2018
IL FENOMENO
TREVISO Alcuni tratti del letto del canale venuti allo scoperto, su cui una coppia di nutrie può trotterellare a zampa asciutta, qualche vecchio rifiuto riemerso, un certo odore di marcio. I primi effetti delle asciutte del Piave, avviate nei giorni scorsi, hanno lambito anche la città: evidenti soprattutto nella fossa esterna delle Mura, tra varco Manzoni e varco Caccianiga. Conseguenza dell'abbassamento della portata del Botteniga, a sua volta dovuta dalla chiusura contemporanea della Piavesella e dei corsi d'acqua collegati al fiume sacro alla patria
I DUBBI
Le ricadute si limiteranno a ciò oppure nei prossimi giorni (la stretta durerà fino al 28 marzo) anche i cagnani del centro storico finiranno in secca? «È proprio questo il motivo della sperimentazione spiega Giuseppe Romano, presidente del consorzio di bonifica Piave - Vogliamo capire quali possono essere le ripercussioni di un tale regime su tutta la rete derivata dal Piave: Zero, Dese, Marzenego, Sile e anche, appunto, i corsi che attraversano Treviso. Quanto è stretta la correlazione tra di loro? Si dice spesso che Treviso è città d'acque: ma quante di queste sono di risorgiva e quante derivano dal Piave?».
GLI EFFETTI
Gli esperti stimano possibili riflessi fin oltre Mestre, ma, ad oggi, non è possibile una simulazione attendibile sulle condizioni al culmine dell'operazione, tra una decina di giorni. Anche per le vene idriche che irrorano il cuore di Treviso resta in sospeso la domanda: non si andrà oltre ad un prevedibile riduzione del flusso oppure si prosciugheranno ampi tratti (con gli immaginabili disagi: si pensi ai numerosi scarichi)? Un aiuto o, a guardarla dal verso opposto, una deformazione dei risultati lo daranno certamente le piogge delle ultime settimane, che hanno ricaricato la falda. Le asciutte, in realtà, vengono effettuate periodicamente per eseguire la manutenzione.
I DUE DEFLUSSI
Quest'anno, tuttavia, sono state decise in una stagione leggermente più avanzata del solito e, soprattutto, in simultanea per valutare i possibili impatti del cosiddetto Deflusso ecologico, ovvero quel livello minino vitale che, in base alla normativa europea, dovrà essere garantito al Piave dal 2021. I tecnici sono già impegnati con misurazioni visive della portata, ma anche con apposite analisi. «Con tutti i dati raccolti - ribadisce Romano - potremo sederci ai vari tavoli regionali e nazionali e avanzare le proposte sulla sostenibilità del sistema». Per questo è ben accetto anche il contributo dei cittadini: sul sito internet http://consorziopiavelab.it, oltre a trovare informazioni sulle attività, è possibile inviare segnalazioni.
Mattia Zanardo
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