Polizia penitenziaria «Insieme un grande lavoro di squadra»

Giovedì 24 Maggio 2018
LA FESTA DEL CORPO
TREVISO L'elogio del personale. Ovvero come il singolo lavoratore, supportato dalla rete familiare, può far fronte ad una quotidianità sempre più difficile all'interno delle carceri. Quella per il 201esimo anno di fondazione del corpo della polizia penitenziaria è prima di tutto una festa. Ma dietro la continua sottolineatura del valore degli agenti sta anche questo: piante organiche con il segno meno, e sempre nuove tipologie di detenuti con cui relazionarsi. Dal gap linguistico al disagio mentale.
L'ULTIMA VOLTA
Per Francesco Massimo, direttore dell'istituto di pena, questa sarà l'ultima festa del corpo nel ruolo. Dopo 35 anni di onorato servizio, da Pianosa a Santa Bona, Massimo, un'istituzione in città, si avvia a chiudere il proprio cerchio professionale. «Oggi non mi sento di seguire il clichè - ha spiegato visibilmente commesso - prima di tutto devo chiedere scusa ai miei figli per tutte le volte in cui non sono riuscito a depurarmi dalle scorie del lavoro e ringraziarli per avermi compreso. Però il primo vero pensiero va al personale. Ognuno di voi è insostituibile: è stato possibile lavorare in questo modo solo grazie al valore dei singoli».
LE CIFRE
A dare i numeri della struttura è invece il comandante Andrea Zema. A Treviso sono operativi 129 agenti, tra loro sette donne. Altri 15 sono distaccati in altre strutture, ma l'organico prevederebbe 165 unità. Solo nel 2017 sono state effettuate 591 traduzioni (arresti, spostamenti) di cui 6 per via aerea. E purtroppo 255 sono i casi certificati di rissa, protesta, autolesionismo e tentato suicidio. «Un grande lavoro è svolto dalla squadra che ha raccolto e messo in un database 266 Dna di detenuti prossimi alla scarcerazione e a rischio di radicalizzazione - spiega - dati importanti da condividere a livello nazionale per rendere più efficace il lavoro interforze». Zema ha voluto ricordare poi la funzione imprescindibile svolta dal cappellano della casa circondariale rinnovando l'orgoglio per uno degli istituti di pena più efficienti d'Italia: «Se Santa Bona viaggia a pieno regime è merito delle persone che ci lavorano» ribadisce.
LE AUTORITÀ
Alla cerimonia erano presenti il presidente della provincia Stefano Marcon, che ha aperto le porte del Sant'Artemio alla festa del corpo, che per la prima volta esce dai cancelli di Santa Bona. Presenti anche il questore Maurizio Dalle Mura, il comandante provinciale dei carabinieri Gaetano Vitucci e il comandante della guardia di finanza Andrea Leccese. Moltissimi i rappresentanti istituzionali: il presidente del consiglio comunale di Treviso Franco Rosi, i sindaci di Casier, Spresiano, Monastier, Casale sul Sile, Maserada sul Piave. l'ex sindaco di Conegliano Floriano Zambon, l'ex senatore Franco Conte, la presidente Soroptimist di Treviso Gloria de Prà che ha portato numerosi service nel carcere di Santa Bona. A Treviso anche Enrico Sbriglia, provveditore del Triveneto.
ELOGI E OBIETTIVI
«Il personale del carcere, con i soli strumenti dell'autorevolezza e della ragionevolezza, cerca di mantenere un equilibrio sempre delicato, che può vacillare per un nonnulla - ha scandito dal palco - Tutti lavoriamo con un obiettivo comune. Che il carcere sia luogo di ripensamento e non scuola di perfezionamento del crimine. Viva il corpo della polizia penitenziaria. E viva l'Italia. Ma un'Italia giusta, che ha il dovere di non dimenticare il male e le vittime».
Elena Filini
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