Per evitare i processi aveva finto la morte

Martedì 24 Aprile 2018
L'INCHIESTA
TREVISO A occuparsi della vicenda di Stefano Ramunni è stata in particolare la trasmissione Le Iene, che nel febbraio scorso, a neppure un mese dall'arresto del 56enne e del suo complice Chiaromonte Tarantino, aveva ripercorso in un lungo servizio la vicenda del pugliese cosiddetto re dell'imbroglio, uno con più di 50 procedimenti pendenti praticamente nelle Procure di tutto il centro nord Italia che aveva provato a far finire con falsi certificati di morte. I reati? Sempre sostituzione di persona, falsa documentazione, falso in atti privati. Ramunni è uno specialista della truffa congegnata nei minimi particolari, uno che si impossessa delle identità altrui per aprire conti correnti, farsi dare carte di credito che poi svuota, fare contratti di utenze a nome di gente del tutto ignara. Nella sua ormai lunghissima carriera si è spacciato per perito informatico, dottore, sacerdote, badante. Ogni lasciata è persa, ogni occasione è buona, grazie anche alla sua sofisticata capacità di contraffare documenti. I guai giudiziari iniziano nei primi anni duemila, quando arrivano processi e sequestri per oltre 25 miliardi delle vecchie lire Diabolico, lo definiscono gli amici, uno di cui avere paura per la sorella. Per tutti un tipo senza scrupoli e determinato. Appena uscito di galera, venerdì scorso, Ramunni e il suo complice non hanno perso tempo. Avrebbero dovuto raggiungere Milano, come disposto dal gip Angelo Mascolo che aveva stabilito l'obbligo di dimora, invece hanno passato tre ore in un internet point di Padova, generando codici fiscali e raccogliendo informazioni sul giovane deputato dei 5 Stelle Alvise Maniero. Decine di pagine stampate, decine di siti consultati,dopo aver detto al gestore dell'internet point che lavoravano per la Questura. Poi il treno diretto a Genova. E ieri il fermo.
De.Bar
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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