Pensione bassa Inps condannata al risarcimento

Lunedì 23 Luglio 2018
Pensione bassa Inps condannata al risarcimento
IL CASO
TREVISO Due sentenze del giudice del lavoro di Treviso potrebbero cambiare reddito e vita a tante persone andate in pensione fino al 2005.
Si tratta di soggetti a cui l'Inps eroga trattamenti di quiescenza secondo il vecchio metodo retributivo (un pensione cioè basata non sui contributi effettivamente versati ma calcolata prendendo a riferimento l'ultima retribuzione) e che nell'ultimo anno prima di andare in pensione erano stati messi in mobilità, quindi con una busta paga decisamente inferiore rispetto allo stipendio che erano soliti incassare.
RICORRENTI
E' il caso di due trevigiani, entrambi dipendenti di una società di telecomunicazione, che hanno vinto una causa contro l'istituto di previdenza che aveva calcolato le loro mensilità da pensione prendendo come riferimento non l'ultimo salario ma il valore mensile dell'assegno di mobilità. Difesi dagli avvocati Marco Portantiolo e Alessia Cavasin di Treviso, i due sessantenni si erano accorti che la loro mensilità, per uno tra il 2003 e il 2015, per l'altro tra il 2005 e il 2015, erano più basse di quanto gli sarebbe dovuto spettare. Non spiccioli: a uno per dodici anni sono venuti meno 250 euro al mese, per l'altro la differenza era addirittura di 400 euro.
L'ERRORE
Un sacco di soldi che gli interessanti, scoperto quello che pensavano essere stato un errore, hanno cercato prontamente di farsi ridare dall'Inps. Che però ha risposto picche. E così non è rimasto che avviare una causa, trasformatasi in una battaglia legale durata anni ma che alla fine ha dato loro ragione, restituendo rispettivamente 50 mila euro più l'adeguamento pensionistico e gli interessi della rivalutazione a uno, 31 mila euro e accessori (anche in questo caso rivalutazione e interessi) all'altro.
LA NORMA
Trincea della guerra tra questi due pensionati trevigiani e l'istituto presieduto da Tito Boeri l'interpretazione della norma. Per dirla in soldoni l'Inps avrebbe preso alla lettera il dispositivo di legge che prevede come nel caso del retributivo l'ultimo stipendio da prendere in considerazione sia quello dell'anno precedente alla pensione, cioè nei due casi l'assegno di mobilità.
Per gli avvocati invece la mobilità non doveva essere considerata un salario su cui effettuare il calcolo, che al contrario avrebbe dovuto essere parametrato appunto sull'ultima retribuzione, ma quella con la R maiuscola. Così, dallo scorso maggio per il primo e dal 7 luglio per il secondo, i pensionati che hanno vinto le due cause contro l'Inps davanti ai giudici Roberta Poiré e Filippo Giordani, guadagnano i loro bravi 1.600 e 2.200 euro al mese.
«E' una sentenza quella pronunciata dal giudice del lavoro di Treviso con dei risvolti importanti - ha spiegato l'avvocato Marco Portantiolo - perché a quanto ci risulta quello dei nostri assistiti non è affatto un caso isolato».
Denis Barea
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