Niente molestie alla ragazza: assolto 23enne

Giovedì 22 Giugno 2017
Un mese di arresto, commutato nel pagamento di 7mila euro e pena sospesa. Queste le sentenze pronunciate ieri a Treviso dal giudice Biagetti a carico dei 21 componenti del collettivo Ztl finiti a processo -in due distinti procedimenti- in relazione alle occupazioni della ex Telecom di via Dandolo avvenute nel dicembre del 2012 e nel settembre del 2013. Tra gli imputati condannati in primo grado c'è anche Said Chaibi, consigliere comunale di maggioranza, eletto nel 2013 nelle liste di Sinistra e Libertà. Gli altri 20 sono Sergio di Meola, Paride Danieli, Nicola Vendraminetto, Simone Sommariva, Francesco Rorato, Alessandro Tesser, Lorenzo Feltrin, Gaia Righetto, Marco Guglielmin, Ruggero Sorci, Francesco Pezzato, Giorgia Schiavon, Camilla Dall'Arche, Marta Collot, Eika Marchi, Enrico Mussomeli, Jacopo e Lorenzo Trapani, Gaia Zuliani, Morgana Magnabosco, Filippo Michelon, Serena Caramel e Monica Tiengo. Il giudice non ha quindi accolto la tesi dell'avvocato difensore Giuseppe Romano secondo cui non solo non vi sarebbero prove per dimostrare chi effettivamente abbia violato la proprietà Telecom in entrambe le circostanze prese in esame dai due processi, ma si sarebbe dovuto anche tenere conto della funzione sociale svolta successivamente alle occupazioni (in particolare la prima) e delle ragioni per cui il collettivo aveva agito, cioè puntare l'attenzione sul bisogno di spazi a Treviso da ricavare con il recupero di aree abbandonate e in stato di degrado. La decisione del giudice va ben oltre le richieste del pubblico ministero, che aveva invocato, in ciascuno dei procedimenti, una pena pecuniaria di 600 euro. Era il 27 dicembre del 2012 quando alcuni membri del collettivo Ztl Wake Up si introdussero nella ex Telecom di via Dandolo dando vita a quella che gli autori del gesto chiamarono la riappropriazione finalizzata a creare spazi per la socialità. Stessa cosa nel settembre del 2013 quando pure l'aria politica in Comune è cambiata con l'ingresso di Manildo. «Le sentenze vanno sempre rispettate -ha detto Said Chaibi- ora valuterò con i legali sul da farsi. Dimissioni? Non ne vedo la ragione, Sono stato condannato in primo grado per un reato che ho commesso prima di diventare consigliere comunale e di una natura che non ha nulla a che vedere con il ruolo istituzionale che ricopro adesso».

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