«Nel 2018 vedremo se ci sarà la Lista Gentilini. Ma di sicuro il candidato

Mercoledì 26 Aprile 2017
«Nel 2018 vedremo se ci sarà la Lista Gentilini. Ma di sicuro il candidato sindaco della Lega dovrà essere a mia immagine e somiglianza. E dovrà avere la mia benedizione».
Giancarlo Gentilini non molla. Continua ad alzare la voce e a mettere in discussione i nuovi equilibri che governano la Lega. Anzi. Quasi si diverte a incalzare, criticare, gettare sulla graticola la dirigenza locale di oggi: «Riconosco solo Luca Zaia», precisa.
Ma questa volta le sue parole non si perdono nel vuoto, non vengono ignorate da chi si è dato come regola quella di non replicare e rispettare sempre e comunque una delle icone dell'universo leghista.
Dimitri Coin, segretario provinciale del Carroccio, ne ha le tasche piene delle bordate dello Sceriffo. Non accetta più interferenze soprattutto da chi, in questi anni, ha condiviso poco o niente della nuova linea politica: «Nella Lega di Treviso attacca il segretario - c'è chi lavora per costruire e chi per distruggere, come Gentilini. Se non si fosse comportato così, il suo parere sarebbe tenuto ancora in alta considerazione. Ma così non è più.».
Coin non risparmia nulla allo Sceriffo, a cominciare dalla sua volontà di mettere bocca sul prossimo candidato sindaco: «Gentilini ha già perso una volta - ribatte - se vuole farlo ancora... Ormai con le provocazioni è andato oltre».
Il segretario quindi qualche paletto lo mette. Per esempio sulla presenza o meno della Lista Gentilini nel 2018: non ci sarà. Ma l'ex sindaco è possibilista: «Lo decideremo in vista delle elezioni - ripete Gentilini - la Lista Gentilini e Lega sono una cosa sola. Non c'è competizione». I gentiliniani invece danno per scontato che la lista dello Sceriffo sarà presente, anche perché convinti che sarebbe in grado di prendere più voti della Lega. Ma Coin è categorico: «Le liste nominali si fanno solo con il nome del candidato sindaco. E Gentilini non sarà candidato. E dal Federale non daranno proroghe. Anche perché, garantisco, non ne verranno chieste».
Ma dove la zuffa diventa più feroce è sulla lotta per le partecipate. Gentilini continua a parlare di poltronificio, accusando la Lega di pensare più ad occupare poltrone che a governare: «Io sono un leghista doc, della Lega del 1994 da non confondere con quella di oggi - dice l'ex sindaco - e sono molto più leghista di tanti che si professano tali adesso. A quei tempi la Lega era rivoluzionaria, pensava solo a governare bene le città e ai bisogni del popolo. Quanto accaduto in queste settimane (le polemiche per la presidenza di Ascotrade, carica che si è preso Fulvio Zugno ndr) non mi è piaciuto per niente. E su questo ribadisco tutte le critiche che che ho sempre ripetuto».
Ma anche Coin ha alcune cose da ribadire: «Oggi Gentilini con la Lega non c'entra nulla. Ma lo dice lui stesso, non io - sottolinea - e se non si riconosce nel nostro movimento, non può di certo essere un rappresentante».
Visto il clima, nessuna ipotesi è da scartare. Nemmeno quella che un tempo sembrava impossibile, ovvero un provvedimento disciplinare nei confronti dello Sceriffo. Un provvedimento che non potrebbe essere altro che l'espulsione.

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