Morto nel fosso: la verità dall'autopsia

Mercoledì 22 Marzo 2017
Solo l'autopsia potrà chiarire il giallo sulla morte di Stefano Toninato, il 52enne di Treviso trovato privo di vita lunedì mattina in una canaletta piena d'acqua davanti a villa Margherita, lungo viale Felissent.
Questa mattina il sostituto procuratore Giulio Caprarola conferirà l'incarico all'anatomopatologo Alberto Furlanetto, che già domani potrebbe eseguire l'esame il cui esito sarà determinante ai fini dell'inchiesta aperta dalla Procura per il reato di omicidio volontario a carico di ignoti. Una scelta, quella di procedere con l'ipotesi di reato più grave, dettata dalla necessità di verificare al meglio cosa sia accaduto domenica sera a Toninato, che si era allontanato dall'appartamento di via Ghirlanda dove viveva assieme alla sorella e all'anziana madre senza fare più ritorno. Dai primi esami superficiali sul corpo del 52enne non sono emerse ferite o segni evidenti di violenza. Quella dell'omicidio quindi rimane un'ipotesi remota, così come il possibile investimento da parte di un'auto pirata. Nelle tasche di Toninato, che in passato si era rivolto più volte al Serd per problemi di tossicodipendenza, è stato trovato un flacone di metadone. Ma anche questo dettaglio non sarebbe determinante ai fini dell'inchiesta della Procura e delle indagini condotte dalla Squadra mobile di Treviso, coordinata dal dirigente Claudio Di Paola.
Il sospetto, anche se solo l'autopsia potrà darne conferma, è che Toninato, rientrando a casa a piedi domenica sera, sia stato colto da un malore, oppure si sia distratto (domenica sera c'era una fitta nebbia) scivolando nel fossato pieno d'acqua dove ha sbattuto la testa ed è annegato. Di sicuro, come confermato da amici e parenti, il 52enne soffriva da qualche tempo di problemi cardiaci.
Nonostante il passato difficile e i problemi con la droga, Toninato, nato a Recoaro Terme ma da sempre residente in città, era ben voluto e nel quartiere di Santa Maria del Rovere la sua morte ha lasciato tutti sconcertati. In passato aveva lavorato in un agriturismo e poi, chiusi i conti con la giustizia per alcuni piccoli reati, si era dato da fare come giardiniere o come riparatore di biciclette.
Le biciclette erano la sua vera passione e tutti lo ricordano scorrazzare in città con la sua due ruote elettrica. «Faceva decine di chilometri ogni giorno, andava anche a Padova, ed era affezionatissimo alla sua bici -raccontano i vicini- Ma da qualche mese aveva cominciato a sentirsi poco bene, il cuore era forse troppo affaticato». La polizia intanto ha già passato al setaccio le telecamere tra via Ghirlanda e viale Felissent cercando di determinare gli spostamenti del 52enne e accertare, nel caso, chi abbia incontrato prima di cadere nel canale davanti a villa Margherita.

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci