Mondo della droga al setaccio

Lunedì 6 Febbraio 2017
Mondo della droga al setaccio
Una mazza da arti marziali (un modello Ninja per un usare un termine poco tecnico ma comprensibile): potrebbe essere questa l'arma usata dall'assassino per uccidere il 33enne Andrea Dorcich. I carabinieri, coordinati dal pm Giulio Caprarola, stanno intensificando gli interrogatori concentrandosi sul mondo del piccolo spaccio di droga. Ambiente che il 33enne, noto perché consumatore abituale di eroina, ma non solo, frequentava. Nel frattempo si è aggiunto un'altra tessera al mosaico degli indizi in possesso degli inquirenti. Il colpo che ha fracassato la testa di Andrea Dorcich è compatibile con una mazza da arti marziali con catena e sfera di ferro senza punte. Un'arma che - anche se usata da un dilettante esperto - è in grado di provocare lesioni devastanti. Proprio come quelle messe in evidenza dalla perizia del medico legale Alberto Furlanetto.
«Andrea Dorcich è stato ucciso con un colpo alla testa che ha causato una frattura cranica enorme. Un colpo inferto con una mazza molto grande»: questo aveva detto il medico legale. Anche se non era stata totalmente scartata l'ipotesi investigativa della caduta dall'alto. Ma ora gli esperti di medicina legale sono riusciti a individuare un'arma compatibile con la ferita al cranio che ha causato la morte praticamente istantanea del 33enne.
Se l'arma usata dal killer fosse quella ipotizzata troverebbe conferma un'altra pista: quella del 33enne è stata un'esecuzione. Il movente? Tutto da chiarire. Si ipotizza una lezione finita in tragedia per un debito di droga. Ma anche uno sgarro che avrebbe scatenato una reazione così rabbiosa da trasformarsi in un orribile omicidio. E ora la caccia al killer si arricchisce di un altro indizio: l'assassino sarebbe un appassionato di arti marziali.
La perizia medico legale ha inoltre stabilito che Andrea Dorcich, sparito da casa il 23 gennaio, è stato ucciso sei giorni più tardi. E poi trasportato nell'ex mangimificio di Silea dove è stato trovato qualche ora più tardi. Ricostruire cosa è accaduto e chi ha visto il 33enne in quei sei giorni potrebbe essere decisivo per smascherare il killer.

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