Mammografia negata per un cavillo

Lunedì 20 Novembre 2017
Mammografia negata per un cavillo
IL CASO
MOTTA Doveva fare una mammografia. La signora di 78 anni aveva raggiunto l'ospedale di Motta di Livenza partendo dalla sua casa di Mogliano, accompagnata dalla figlia che si era presa mezza giornata di permesso dal lavoro, macinando oltre cinquanta chilometri. Ed era già dentro l'ambulatorio. Proprio quando si trovava ormai a pochi centimetri dal macchinario, però, il medico si è rifiutato di procedere con l'esame. Perché? Perché l'impegnativa fatta dal dottore di famiglia era sbagliata. Si richiedeva una mammografia bilaterale. Ma la donna, già sottoposta a mastectomia, aveva un seno solo. Di conseguenza, tecnicamente, doveva essere richiesta una mammografia monolaterale. Il medico dell'ospedale avrebbe potuto correggere le carte di suo pugno. Ma non ha voluto. È stato irremovibile. E alla fine ha rispedito a casa la signora e la figlia, che così hanno fatto un giro di oltre cento chilometri completamente a vuoto.
IL RIFIUTO
Per il dottore non c'erano alternative: la 78enne doveva tornare dal suo medico di famiglia a farsi correggere l'impegnativa e poi affrontare un nuovo viaggio fino a Motta di Livenza per fare finalmente l'esame. Anzi, ha anche rimproverato la figlia della donna per non aver controllato prima l'impegnativa. Lei non era affatto tenuta a sapere che tipo di mammografia doveva essere richiesta. Ma il dottore non ha voluto sentire ragioni. «È uscito quando mia mamma era già dentro l'ambulatorio racconta la figlia della 78enne mi ha chiesto da dove venivamo. Quindi era perfettamente al corrente che eravamo di Mogliano. E poi mi ha detto in modo brutale: Ma non ha letto la ricetta?. Ha sottolineato che fare una mammografia bilaterale al posto di una monolaterale sarebbe stata una truffa al sistema sanitario. Di seguito ha continuato dicendo che lui era stanco di correggere le impegnative compilate male dai medici di famiglia. E ha chiuso scandendo che dovevamo tornare indietro a farcela rifare».
LA PROTESTA
La figlia dell'anziana signora ha provato a spiegargli che la situazione era complicata. Lui, però, è andato dritto come un treno. «La cosa che mi ha colpito di più continua la donna è che ha espressamente detto che avrebbe potuto correggere l'impegnativa in questione. Ma che non voleva farlo». Un infermiere ha anche provato a calmare il medico, suggerendogli di sistemare le carte. Niente da fare. Il dottore era furioso. Così alle due non è rimasto che tornare indietro. Anche perché la 78enne cominciava ad agitarsi davanti a tutto quel trambusto. «A differenza del medico ci tiene a sottolineare la donna gli infermieri, i tecnici e il personale della segreteria sono stati gentilissimi».
ACCERTAMENTI E SCUSE
Una volta rientrate a Mogliano, un famigliare ha chiamato l'ufficio relazioni con il pubblico dell'Usl della Marca per chiedere spiegazioni. L'azienda sanitaria ha fatto tutte le verifiche del caso. E ha appurato che il racconto corrispondeva alla verità. Per filo e per segno. «Ci scusiamo spiegano dall'Usl è stato un errore del medico. Doveva agevolare la paziente che era già nell'ambulatorio rifacendo l'impegnativa, non rimandarla a casa senza mammografia. La direzione dell'ospedale l'ha già richiamato per chiarire quanto successo e per fare in modo che non si ripeta più».
NUOVO APPUNTAMENTO
L'Usl ha contattato direttamente anche la stessa famiglia sistemando le cose. La 78enne non dovrà tornare al Cup per prendere un nuovo appuntamento. L'esame è già stato fissato per venerdì prossimo. Sempre a Motta di Livenza. Questo vuol dire che la figlia dovrà riaccompagnare la madre sobbarcandosi una seconda volta un centinaio di chilometri. Stavolta, però, con la certezza di fare la mammografia. «L'unica cosa che abbiamo chiesto concludono dalla famiglia è che non ci sia lo stesso medico». Alla luce dell'accaduto è difficile dar loro torto.
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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