IL DANNO
TREVISO Sembrano avere gusti precisi, apprezzando certi frutti e, persino, varietà specifiche. Una predilezione, quella per le pere dimostrata dalla famigerata cimice asiatica, di cui i coltivatori trevigiani, però, avrebbero fatto decisamente a meno. Il temibile insetto, originario dell'Estremo Oriente, ma ormai da alcuni anni pienamente insediato anche nel nostro territorio, quest'anno ha attaccato in massa gli alberi di pere con effetti devastanti: per le tipologie William e Kaiser metà della produzione, in media, è da buttare, di fatto invendibile. E ben poche zone, nella fascia dove è presente questa coltura nella Marca, possono dirsi indenni: da Nervesa della Battaglia a Montebelluna, fino a San Biagio di Callalta, il bilancio è fortemente negativo.
PROTEZIONI INUTILI
Neppure le reti anti-insetto, installate in molti frutteti, hanno fermato le voraci Halyomorpha halys (questo il nome scientifico). «Una batosta che non ci aspettavamo, che ci ha portato a buttare via un sacco di prodotto - conferma Antonio Borsetto, vicepresidente dei frutticoltori di Confagricoltura Treviso - il tessuto dei frutti in formazione è stato interamente succhiato dagli insetti, causando un effetto sughero con deformazione, marcescenza e nanizzazione». Le cimici paiono gradire meno le pere Abate e Decana: qui i danni riguardano solo il 30 per cento del raccolto.
IL RITARDO
«Nonostante gli allarmi, il pericolo dell'insetto è stato sottovalutato denuncia il rappresentante degli agricoltori del settore -. La Regione ha consentito l'utilizzo di un prodotto efficace, ma con utilizzo limitato a una volta. La deroga è stata data quando i danni erano già compiuti. Bisogna entrare nell'ordine di idee che la cimice asiatica dev'essere considerata come una calamità naturale, alla stessa stregua di una grandinata o di una tromba d'aria».
LE MELE
Meglio è andata con le mele, a cominciare dalle Gale estive alle Golden, in raccolta: «Il danno è stato minore spiega Borsetto - diciamo il 15 per cento di mele totalmente da buttare, oltre a un ulteriore 15 per cento che, a causa di qualche puntura, è stato venduto come prodotto di seconda scelta. Siamo un po' preoccupati per le Fuji, che sono l'ultimo frutto in raccolta tra una settimana e l'anno scorso vennero particolarmente colpite dalle cimici, forse perché non avevano più niente altro da mangiare. Sui kiwi, invece, per ora non vediamo danni. Ma è presto per dirlo: dobbiamo attendere la raccolta, perché sulla scorza pelosa non si vede la puntura e solo aprendo il frutto si può valutare l'eventuale guasto».
M. Zan.
© RIPRODUZIONE RISERVATA TREVISO Sembrano avere gusti precisi, apprezzando certi frutti e, persino, varietà specifiche. Una predilezione, quella per le pere dimostrata dalla famigerata cimice asiatica, di cui i coltivatori trevigiani, però, avrebbero fatto decisamente a meno. Il temibile insetto, originario dell'Estremo Oriente, ma ormai da alcuni anni pienamente insediato anche nel nostro territorio, quest'anno ha attaccato in massa gli alberi di pere con effetti devastanti: per le tipologie William e Kaiser metà della produzione, in media, è da buttare, di fatto invendibile. E ben poche zone, nella fascia dove è presente questa coltura nella Marca, possono dirsi indenni: da Nervesa della Battaglia a Montebelluna, fino a San Biagio di Callalta, il bilancio è fortemente negativo.
PROTEZIONI INUTILI
Neppure le reti anti-insetto, installate in molti frutteti, hanno fermato le voraci Halyomorpha halys (questo il nome scientifico). «Una batosta che non ci aspettavamo, che ci ha portato a buttare via un sacco di prodotto - conferma Antonio Borsetto, vicepresidente dei frutticoltori di Confagricoltura Treviso - il tessuto dei frutti in formazione è stato interamente succhiato dagli insetti, causando un effetto sughero con deformazione, marcescenza e nanizzazione». Le cimici paiono gradire meno le pere Abate e Decana: qui i danni riguardano solo il 30 per cento del raccolto.
IL RITARDO
«Nonostante gli allarmi, il pericolo dell'insetto è stato sottovalutato denuncia il rappresentante degli agricoltori del settore -. La Regione ha consentito l'utilizzo di un prodotto efficace, ma con utilizzo limitato a una volta. La deroga è stata data quando i danni erano già compiuti. Bisogna entrare nell'ordine di idee che la cimice asiatica dev'essere considerata come una calamità naturale, alla stessa stregua di una grandinata o di una tromba d'aria».
LE MELE
Meglio è andata con le mele, a cominciare dalle Gale estive alle Golden, in raccolta: «Il danno è stato minore spiega Borsetto - diciamo il 15 per cento di mele totalmente da buttare, oltre a un ulteriore 15 per cento che, a causa di qualche puntura, è stato venduto come prodotto di seconda scelta. Siamo un po' preoccupati per le Fuji, che sono l'ultimo frutto in raccolta tra una settimana e l'anno scorso vennero particolarmente colpite dalle cimici, forse perché non avevano più niente altro da mangiare. Sui kiwi, invece, per ora non vediamo danni. Ma è presto per dirlo: dobbiamo attendere la raccolta, perché sulla scorza pelosa non si vede la puntura e solo aprendo il frutto si può valutare l'eventuale guasto».
M. Zan.