LA PROPOSTA
TREVISO «Si tratta di tornare a seminare nelle nuove generazioni

Lunedì 20 Agosto 2018
LA PROPOSTA
TREVISO «Si tratta di tornare a seminare nelle nuove generazioni il senso della responsabilità verso quello che è il bene comune». L'Associazione nazionale alpini si batte per il ripristino di un periodo di leva obbligatorio per i giovani da tempi non sospetti, ben prima che i tweet salviniani rilanciassero l'argomento al centro del dibattito politico.
IL PRINCIPIO
In divisa e in caserma oppure all'interno di enti di protezione civile o volontariato, per qualche mese (la cosiddetta mini-naja) o per periodi più corposi, le penne nere non ne hanno mai fatto una mera questione di formule.
Purché sia chiaro il principio ispiratore: «Vorremmo fosse capito esattamente lo spirito con cui noi riportiamo questo problema d'attualità precisa Sebastiano Favero, trevigiano di Possagno, presidente nazionale degli Alpini -. Che è quello dell'interesse dei giovani, in primis, e del paese intero, in seconda battuta: vuol dire pensare ad un futuro in cui si possa creare una capacità di disponibilità e di identità. Ovvero far capire, in particolare ai nostri giovani, che è fondamentale innanzitutto saper dare: prima vengono i doveri e poi i diritti».
EDUCATIVO
Lo stesso presidente ha più volte ribadito la posizione dell'associazione e dei suoi quattrocentomila soci (oltre ventimila nella sola Marca trevigiana): il valore è educativo, per favorire «un rilancio morale e sociale» dell'Italia «evitando di lasciare questa speranza esclusivamente al mercato», e dunque l'obiettivo di ogni progetto in questa direzione deve essere quello di instillare nelle nuove generazioni un senso di responsabilità e di servizio nei confronti del Paese.
Un servizio che non deve essere necessariamente armato, però «sicuramente un ausilio alle istituzioni, militari e non, ma sempre rivolto al bene comune della Patria». Le penne nere ne sono convinte: a tredici anni dall'abolizione del servizio militare di leva obbligatorio, questa esigenza si avverte sempre più , non solo tra le associazioni d'arma, ma anche tra molti cittadini comuni.
LA COSTITUZIONE
E dall'Ana ricordano come in realtà, l'articolo 52 della Costituzione (La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino) non è stato cancellato. «E quindi l'obbligo al servizio dovrebbe imporsi come elemento cardine, allo stesso modo dell'obbligo scolastico sottolinea una nota dell'associazione -, perché dire ad un giovane se non hai voglia, non partecipare', significa escludere proprio coloro che sono più disattenti a queste tematiche. Noi la sensibilità al servizio abbiamo potuto assimilarla sotto naja, oggi dovrebbe essere ugualmente un bagaglio formativo imprescindibile per un giovane che si appresta ad entrare nella società».
E, pur senza scadere in visioni troppo idealizzate, il presidente Favero e l'associazione degli Alpini agli scettici rispondono con una domanda: «Qualcuno di chi ci governa si è mai chiesto come mai l'Ana è una delle realtà più attive nel mondo della solidarietà? E qualcuno si è mai chiesto come faccia ad elargire settanta milioni di euro in solidarietà ogni anno?». Capire l'importanza del bene comune, evidentemente, fa la differenza.
Mattia Zanardo
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