La lettera in aula: «Perdonatemi per questo dolore»

Sabato 11 Novembre 2017
La lettera in aula: «Perdonatemi per questo dolore»
LA LETTERA
Prima della conclusione dell'udienza Mihail Savciuc consegna all'avvocato Maccarrone una lettera per la famiglia dell'ex fidanzata. «Vi chiedo perdono per la sofferenza che ho causato», legge il legale. Lui ascolta, in silenzio. Lo stesso silenzio con cui, quattro ore dopo, accoglie la sentenza che lo condanna a 30 anni dietro le sbarre.
I PUNTI OSCURI
La Procura resta convinta che Mihail Savciuc potrebbe non aver agito da solo quando ha portato il corpo di Irina Bacal in un bosco sopra vittorio Veneto e ha provato a nasconderlo. Troppo accurato quel tentativo, un lavoro troppo perfetto quella coltre di fango, rami e fogliame che nascondeva tutto. Savciuc ha sempre detto di aver fatto da solo, malgrado fosse notte fonda. Possibile? Per i magistrati trevigiani no, ma non si sono mai trovate le prove che qualcuno fosse con lui e abbia collaborato a seppellire la povera ragazza.
MISTER X
Il complice, se esiste, resta un Mister X Ecco allora che anche dopo la pronuncia della sentenza sulla vicenda continua ad allungarsi l'ombra generata da quei punti interrogativi su cui insiste la difesa. Durante la loro arringa conclusiva, Giovanni Maccarrone e Alessandra D'Aversa hanno infatti cercato di argomentare che «in realtà non possiamo neppure essere certi che a compiere il delitto sia stato Mihail». Ma il ragazzo è un reo confesso. Dopo ore di interrogatorio ha ceduto e raccontato la verità. Ed è stato lui a portare gli investigatori nel luogo in cui è stata trovata la sua ex fidanzata. «Non posso dire di non esser stato io» ha però confidato Mihail ad Alessandra D'Aversa. Si sarebbe assunto la responsabilità dell'omicidio per coprire qualcun altro?
I DUBBI
«Ci sono tanti punti interrogativi in questa vicenda - spiega Giovanni Maccarrone - a cominciare dal profilo di Savciuc. Quello che viene ora considerato un efferato assassino è un ragazzo descritto da tutti quelli che lo conoscono come una brava persona. Non un violento, anzi. A scuola era uno studente modello, non ha mai mostrato segni di aggressività neppure svolgendo attività sportiva. Ci sono dettagli nel fascicolo di indagini che secondo noi non sono stati esplorati adeguatamente e che potrebbero persino portare a escludere una sua responsabilità diretta». Ma Mihail ha confessato e ha raccontato di aver fatto tutto da solo. Ma per stessa ammissione della Procura sui fatti della notte di quel 19 marzo, il giorno della Festa del Papà in cui il moldavo ha ucciso Irina e quel loro figlio che la 20enne portava in grembo, resta sospeso il dubbio che qualcun altro sapesse, fosse con lui e lo abbia aiutato.
L'ULTIMA CARTA
Forse l'occasione per vederci chiaro potrebbe essere l'apertura di un fascicolo a carico di Savciuc per procurato aborto. Il gup De Stefani infatti ha rimesso il fascicolo alla Procura ipotizzando la possibilità che possa essere riconosciuto tale reato, che invece il pubblico ministero De Donà non aveva preso in considerazione, malgrado la richiesta fatta dal legale della famiglia di Irina, in quanto assorbito dall'aggravante di omicidio di una donna in gravidanza.
de.bar.

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