L'attacco ai dipendenti: «Colpa loro e di una banca»

Martedì 13 Marzo 2018
L'attacco ai dipendenti: «Colpa loro e di una banca»
IL RETROSCENA
VEDELAGO Dopo il fallimento di Sira nel dicembre 2016, la titolare Carmen Favero aveva già avuto guai giudiziari. Tra i procedimenti a suo carico, si è trovata a dover rispondere di omesso versamento dell'Iva per un ammontare di 430 mila euro per il solo 2012. L'imprenditrice, nonostante la crisi che ha colpito anche il settore dell'abbigliamento, prima del fallimento aveva cercato di resistere, provando anche a rateizzare con l'Agenzia delle Entrate il debito che aveva con il fisco. I margini erano sempre più risicati e Sira faticava sempre più a mantenere l'operatività, tra stipendi e merce da pagare, fino a quando ogni sforzo si è rivelato inutile.
L'ULTIMO TENTATIVO
L'azienda aveva tentato il tutto per tutto, arrivando anche alla memorabile vendita promozionale per evitare il crac come recitava la campagna pubblicitaria. «Avremmo potuto rilanciare l'attività, che è stata fondata da mia madre nel 1955 ed è sempre rimasta nel territorio - aveva spiegato la signora Favaro - ma a fare da effetto domino arrivando al fallimento è stata una banca locale, che ha chiesto l'immediato rientro degli affidamenti per un credito da 350mila euro. Poi a danneggiare l'azienda sono stati i dipendenti, che hanno presentato istanza di fallimento. Avrei potuto pagare tutto se i dipendenti avessero atteso». La Favaro ci teneva a sottolinearlo: «È mancata la collaborazione, una delle due sigle sindacali non aveva accettato il rinvio che avevo richiesto, così il tribunale ha dovuto dichiarare il fallimento. Oggi non ho più niente». Quando aveva ricostruito la situazione era il 15 aprile 2017, a quattro mesi dal fallimento. E la Favaro era al lavoro, nel negozio, dietro la cassa, per le ultime svendite straordinarie con sconti fino al 60 per cento, volti a incassare il più possibile dalla merce in magazzino. L'entusiasmo e la volontà di dare continuità all'attività, continuando a lavorare, alla Favaro non mancarono nemmeno in quell'occasione. «Il curatore fallimentare ci ha dato lo sfratto, ma ci stiamo attivando per riaprire da qualche altra parte, i fornitori hanno fiducia in me, l'attività continuerà ad esserci con le stesse persone che l'hanno sempre portata avanti».
I CONTRASTI
Ora ogni attività è invece ingessata e Favero è impegnata a difendersi per chiarire la sua buona volontà e uscire dai procedimenti a suo carico. Restano i contrasti con le dipendenti, che hanno voluto chiarire la loro posizione: «Se Sira è fallita non è certo per colpa nostra, siamo state costrette a presentare l'istanza di fallimento quando l'azienda non ci ha dato alcuna risposta sul mancato pagamento dei nostri stipendi» avevano precisato una ventina di ex dipendenti: «Abbiamo stretto i denti dal 2010, prima con la cassa integrazione, poi con la riduzione dello stipendio - ricordano le ex dipendenti - L'azienda continuava ad ignorarci, dopo 5 mensilità non retribuite ci siamo rivolte ad un avvocato».
M. C. P.
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