«Io, trevigiano, cacciato dal Cerd»

Lunedì 24 Settembre 2018
LA STORIA
TREVISO Il suo curriculum parla di un diploma di laurea allo Iuav di Venezia con indirizzo storico-artistico, di esperienze professionali a ogni livello sia come grafico che come creativo e di un debole per la poetica di Andrea Zanzotto. All'inizio degli anni Duemila è stato anche l'anima della rassegna Genius Loci che, durante una serata organizzata sotto la Loggia dei Cavalieri, premiava i migliori trevigiani nei vari campi. Altri tempi. Oggi la realtà di Maurizio Giusto, la cinquantina superata da un po', residente a Ponzano, è ben diversa: non ha un lavoro ma ha un mare di debiti, una moglie, un figlio ormai maggiorenne e per mettere assieme pranzo e cena si reca quasi ogni giorno al Cerd di Contarina per recuperare vecchi televisori ed elettrodomestici e trasformarli in sculture ready made che poi cede al miglior offerente. Quello che non diventa opera d'arte, lo ripara e lo vende nei tanti mercatini dell'usato per pochi spiccioli. Non grandi guadagni insomma. «Ha presente le scene dei film americani, dove la gente fruga tra i rifiuti? Ecco, io faccio questo. Lo so: è sconfortante, ma bisogna vivere e non mi vergogno perché lo faccio per la mia famiglia».
«NESSUNA CONCORRENZA»
Ma nemmeno la vita del Cerd è semplice. Ogni giorno si contende i pezzi migliori con tanti giovani stranieri a caccia prevalentemente di rame: «Non c'è concorrenza - sottolinea - ognuno fa il suo». E in mezzo agli ultimi le amarezza si sommano a una realtà sconfortante. Sabato mattina, mentre tentava di recuperare un televisore appena gettato via, Maurizio è stato intercettato da un addetto di Contarina e allontanato in malo modo. Qualcuno lo ha visto. Dalla coda di auto in attesa di liberarsi della propria roba è sceso un signore, che ha mandato a quel paese l'inflessibile addetto accusandolo di razzismo al contrario ed è andato personalmente a recuperare il televisore rotto in barba a ogni divieto per darlo a Maurizio, grato per il gesto ma anche, ancora una volta, arrabbiato e umiliato.
LA STORIA
Lui la racconta così: «Una tuta arancione della Contarina si è avvicinata - ricostruisce - un sorvegliante zelante che mi ha proibito in malo modo di prendere un vecchio televisore gettato nelle ceste e mi ha intimato di andarmene. Non lo sapevo che era proibito visto che gli extracomunitari stanziano tutto il giorno per prendere il rame dai cavi delle spine di corrente. Ogni elettrodomestico che arriva, dopo 10 secondi, è privo della spina tagliata con un cutter con maestria dai nigeriani come fossero spighe di grano da falciare. Non è mancata la solidarietà di qualche indignato che al grido xe na vergogna ... rassismo al contrario incurante del tracotante divieto ha preso lui il televisore e me lo ha donato. Ma cosa deve fare uno per campare? Premetto che l'assistenza sociale non mi da sussidi perché ho il figlio maggiorenne».
L'OCCASIONE GIUSTA
La storia è amara. Maurizio per vivere si arrabatta anche se la preparazione per aspirare a ben altro non gli manca. Gli manca un lavoro vero, quello sì. E di certo l'occasione giusta: «Chi mi conosce sa che non parlo a vanvera - racconta - chi mi conosce sa che non ho pregiudizi. Mai fatte distinzione di pelle, religione o cultura, anzi mi sono sempre battuto per i diritti di tutti quando ho ritenuto fosse giusto farlo. Però quanto accaduto al Cerd mi ha mortificato: ero l'unico italiano, sono stato l'unico a essere allontanato, l'unico. Gli altri hanno continuato la loro raccolta di rame o di quello che gli interessava. A me è stato impedito. Ormai siamo ridotti a questo, alla guerra tra poveri».
L'APPELLO
Maurizio vive in una situazione di precariato permanente: «Sono un artista e un grafico, diplomato col massimo dei voti, disoccupato che per necessità fa quello che può per sbarcare il lunario e per mettere insieme pranzo e cena per moglie, disoccupata anche lei, e figlio a carico studente. Per procurarmi questi ruderi tecnologici l'unica via che mi posso permettere è la discarica del Cerd di Contarina. Ma adesso mi cacciano anche da lì. Cosa deve fare una persona per campare?».
Paolo Calia
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