Infarto in palestra: salvato dall'istruttore

Giovedì 23 Novembre 2017
IL SALVATAGGIO
TREVISO È stato colto da un attacco cardiaco in palestra, mentre faceva spinning, ed è crollato a terra assieme alla cyclette. Sarebbe morto in pochi minuti se non fosse stato per Matteo, personal trainer della McFit di Strada Ovest, che ha subito preso le redini della situazione, è corso come un razzo ad accendere il defibrillatore, e ha seguito le indicazioni del macchinario e degli infermieri del 118, che al telefono gli hanno spiegato per filo e per segno cosa fare. Ed è così che un decesso quasi ineluttabile, si è trasformato martedì sera in un salvataggio che ha consentito a Luca, 53enne trevigiano, di riprendere i sensi il giorno successivo, dopo un delicato intervento di angioplastica al Ca' Foncello di Treviso.
IL MALORE
Sono le 21.40 di martedì quando Matteo Bovo, trainer 31enne della palestra di via Bastia, accanto all'Appiani, viene chiamato dalla sala pesi da Monica, una poliziotta che frequenta regolarmente il corso di spinning. Luca si è sentito male, non ha retto l'allenamento, e il suo cuore si è rifiutato di continuare: il 53enne è a terra, non respira. «All'inizio non sapevo cosa pensare - racconta Matteo - non ti aspetti di certo il peggio: ho ipotizzato tra me e me un calo di zuccheri, o di pressione. Poi mi sono reso conto che non c'era tempo da perdere. Luca aveva la bici incastrata fra le gambe, la bava alla bocca, e le convulsioni. Sono riuscito a rimanere lucido e a delegare i compiti: ho fatto chiamare il 118 da Manuela, che è stata bravissima a gestire la telefonata, mentre un'altra collega è corsa a prendere il defibrillatore». Una fortuna che ci fosse, il defibrillatore. Mica è scontato: una legge nazionale impone sia presente dove si pratica sport agonistico. E una regionale che vi sia in tutti gli impianti sportivi. Ma se si dovesse controllare... In ogni caso: «Quando mi è arrivato il defibrillatore non sentivo più il battito - continua Matteo -, ma poteva anche essere svenuto. Così ho attaccato gli elettrodi e il macchinario ha eseguito subito l'elettrocardiogramma. Poi ha consigliato di eseguire la scarica. L'ho fatta partire, e Luca ha ripreso a respirare. Per 4-5 minuti, mentre gli infermieri del 118 ci seguivano al telefono, ho continuato con il massaggio cardiaco, mentre il defibrillatore monitorava tutti i parametri». All'arrivo dell'ambulanza, le condizioni del 53enne erano ancora critiche: Luca, che non ha mai ripreso conoscenza nonostante tutte le operazioni salvavita, è stato quindi trasferito d'urgenza in ospedale, dov'è stato immediatamente sottoposto a un delicato intervento chirurgico di angioplastica.
IL RISVEGLIO
Ieri mattina il 53enne ha ripreso conoscenza, è ancora in prognosi riservata ma il peggio sembra essere passato. È ancora sedato, ma ha trovato il tempo, e le forze, per sentirsi con Matteo, per qualche minuto, al telefono. «Mi ha ringraziato - racconta il giovane istruttore - ma non è stato solo merito mio: è stato un lavoro di squadra. Nella sfortuna di quello che è successo, possiamo dire che è andata bene. Cosa ho provato? Sono ancora sotto choc, non ti rendi bene conto di quello che succede quando hai la vita di una persona tra le mani: l'importante è rimanere sempre lucidi e non farsi prendere dal panico».
Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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