In fabbrica c'è aria di resa: «Ora forse è troppo tardi»

Venerdì 18 Gennaio 2019
In fabbrica c'è aria di resa: «Ora forse è troppo tardi»
RASSEGNAZIONE
PONTE DI PIAVE (mf) «Non c'è alcun rispetto verso i lavoratori. Siamo trattati in modo davvero vergognoso. Nessuno ci dice nulla. L'azienda punta solo a temporeggiare. È questa la ricompensa che stiamo ricevendo sul piano umano dopo aver sempre garantito il massimo. Giuseppe Stefanel ci ha dato tutto quello che poteva. Lo dobbiamo ringraziare. La nuova proprietà, invece, zero assoluto». È l'amaro sfogo di un dipendente che lavora all'interno dello storico polo logistico di Stefanel a Ponte di Piave, lungo la regionale 53. Qui ormai c'è un clima di rassegnazione davanti alla crisi del marchio di abbigliamento. Tra i 72 rimasti, tutti amministrativi, pochi hanno voglia di parlare. Ma c'è anche chi si fa avanti, a patto di conservare l'anonimato.
SPERANZA
«Finché non riceveremo una lettera ufficiale in cui si dice che è finita, continueremo a coltivare un minimo di speranza, questo è ovvio scandisce ma a dir la verità non ci aspettiamo più nulla. L'azienda ci ha sempre nascosto la reale situazione. Ancora a dicembre i vertici ci dicevano che c'erano tante cose da valutare. Poi hanno parlato di un piano di riorganizzazione. Che è solo un modo per ridurre i costi lasciando a casa qualcuno. E nella riunione sindacale dell'altro giorno è arrivata la doccia fredda con l'annuncio del ricorso alla cassa integrazione straordinaria praticamente per tutti e il trasferimento a Milano di quelli che restano. Quanti sono quelli che possono accettare un trasferimento del genere? Evidentemente si punta a far rimanere meno persone possibile, contando sul fatto che molti rinuncino. Negli ultimi mesi chi ha trovato un altro lavoro si è già licenziato. Alla luce di quanto sta accadendo, non ha fatto male».
CHIUSURA ANTICIPATA
Oggi lo stabilimento Stefanel di Ponte di Piave resterà chiuso. Non è una decisione dell'ultima ora legata all'esplosione della crisi. «Già da tempo è stato deciso di chiudere lo stabilimento di venerdì per risparmiare rivela il lavoratore - alcuni, comunque, sono stati chiamati in azienda per chiudere non meglio precisati ultimi conti. È così: quando servi ti fanno andare al lavoro, altrimenti ti danno un calcio e via». «Ci stanno trattando come numeri da buttare da una parte o dall'altra» aggiunge come un fiume in piena. Nelle ultime riunioni sindacali era emersa anche l'ipotesi di avviare uno sciopero. «Una volta per una cosa del genere si sarebbe bloccata tutta la Postumia», mastica amaro un ex lavoratore. «Prima di arrivare a incrociare le braccia dando vita a proteste anche clamorose, però, volevamo aver chiaro il quadro della situazione - conclude il dipendente - adesso, forse, è troppo tardi».
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