IL PERICOLO
TREVISO Magari non ha fatto così notizia, come nella prima invasione

Venerdì 10 Agosto 2018
IL PERICOLO
TREVISO Magari non ha fatto così notizia, come nella prima invasione un paio di anni fa, quando molti ne ritrovarono frotte sui balconi e in casa. Puntuale, però, anche questa estate la cimice asiatica è tornata. Anzi, non se n'è mai andata e continua a provocare danni ingenti, in particolare nei frutteti della Marca.
GLI OBIETTIVI
Basta chiedere, per conferma, ai coltivatori di pere, che proprio in questi giorni hanno iniziato la raccolta: circa un terzo dei frutti (una percentuale variabile, in media, tra il 30 e il 40 per cento) purtroppo è da buttare, inevitabilmente guastato dal morso degli insetti originari dell'Estremo Oriente (ma ormai endemici anche in molte zone d'Italia, compreso il nostro territorio). Dalla fascia meridionale, tra San Biagio a Preganziol, a quella a ridosso del Montello e della Pedemontana, da Montebelluna a Nervesa della Battaglia, le cimici stanno attaccando soprattutto la varietà Williams: perforano la buccia per succhiare la polpa del frutto, compromettendone così il corretto sviluppo (in gergo, la nanizzazione) o lasciandolo tutto bucherellato, quasi fosse un pezzo di sughero. Pere e altri tipi di frutta colpiti (come mele, pesche o kiwi) sarebbero comunque in realtà commestibile, ma l'aspetto ben poco invitante li rende del tutto invendibili.
IL RISULTATO
«Quest'anno è un disastro ribadisce Antonio Borsetto, della sezione frutticoltori di Confagricoltura Treviso, che ha un terreno di 12 ettari a pere a San Biagio di Callalta e altri cinque ettari di altra varietà. - Le cimici hanno punto i frutti giovani, che sono rimasti piccoli e deformati. In quelli più grandi hanno causato macchie con effetto sughero che ne rendono impossibile la commercializzazione da fresco. Ho un danno che va dal 35 al 40 per cento sulle pere e del 20 per cento sulle mele Gala, anche quelle in raccolta».
LE CONTROMISURE
Ad oggi le difese contro questo parassita sono ridotte: l'unico sistema in grado di assicurare un'efficacia dimostrata è rappresentato dalla protezione dei frutteti con reti anti-insetto. Ma il loro utilizzo è piuttosto limitato, anche a causa degli elevati costi. Per questo da Confagricoltura sollecitano un intervento da parte della Regione, sotto forma di contributi o agevolazioni finanziarie: «Bisogna entrare nell'ordine di idee che la cimice asiatica dev'essere considerata come una calamità naturale, come una grandinata o una tromba d'aria. Questo è un danno che non è circoscritto, ma ha colpito tutti». E per giunta infierisce su un comparto già alle prese con le battaglie sui prezzi all'ingrosso con la grande distribuzione organizzata e un meteo sempre più imprevedibile. Le conseguenze rischiano di essere estreme: «O si fa qualcosa avvertono i frutticoltori o saremo costretti ad estirpare i frutteti».
Mattia Zanardo
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