IL PERICOLO
TREVISO Magari non ha fatto così notizia, come nella prima invasione un paio di anni fa, quando molti ne ritrovarono frotte sui balconi e in casa. Puntuale, però, anche questa estate la cimice asiatica è tornata. Anzi, non se n'è mai andata e continua a provocare danni ingenti, in particolare nei frutteti della Marca.
GLI OBIETTIVI
Basta chiedere, per conferma, ai coltivatori di pere, che proprio in questi giorni hanno iniziato la raccolta: circa un terzo dei frutti (una percentuale variabile, in media, tra il 30 e il 40 per cento) purtroppo è da buttare, inevitabilmente guastato dal morso degli insetti originari dell'Estremo Oriente (ma ormai endemici anche in molte zone d'Italia, compreso il nostro territorio). Dalla fascia meridionale, tra San Biagio a Preganziol, a quella a ridosso del Montello e della Pedemontana, da Montebelluna a Nervesa della Battaglia, le cimici stanno attaccando soprattutto la varietà Williams: perforano la buccia per succhiare la polpa del frutto, compromettendone così il corretto sviluppo (in gergo, la nanizzazione) o lasciandolo tutto bucherellato, quasi fosse un pezzo di sughero. Pere e altri tipi di frutta colpiti (come mele, pesche o kiwi) sarebbero comunque in realtà commestibile, ma l'aspetto ben poco invitante li rende del tutto invendibili.
IL RISULTATO
«Quest'anno è un disastro ribadisce Antonio Borsetto, della sezione frutticoltori di Confagricoltura Treviso, che ha un terreno di 12 ettari a pere a San Biagio di Callalta e altri cinque ettari di altra varietà. - Le cimici hanno punto i frutti giovani, che sono rimasti piccoli e deformati. In quelli più grandi hanno causato macchie con effetto sughero che ne rendono impossibile la commercializzazione da fresco. Ho un danno che va dal 35 al 40 per cento sulle pere e del 20 per cento sulle mele Gala, anche quelle in raccolta».
LE CONTROMISURE
Ad oggi le difese contro questo parassita sono ridotte: l'unico sistema in grado di assicurare un'efficacia dimostrata è rappresentato dalla protezione dei frutteti con reti anti-insetto. Ma il loro utilizzo è piuttosto limitato, anche a causa degli elevati costi. Per questo da Confagricoltura sollecitano un intervento da parte della Regione, sotto forma di contributi o agevolazioni finanziarie: «Bisogna entrare nell'ordine di idee che la cimice asiatica dev'essere considerata come una calamità naturale, come una grandinata o una tromba d'aria. Questo è un danno che non è circoscritto, ma ha colpito tutti». E per giunta infierisce su un comparto già alle prese con le battaglie sui prezzi all'ingrosso con la grande distribuzione organizzata e un meteo sempre più imprevedibile. Le conseguenze rischiano di essere estreme: «O si fa qualcosa avvertono i frutticoltori o saremo costretti ad estirpare i frutteti».
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA TREVISO Magari non ha fatto così notizia, come nella prima invasione un paio di anni fa, quando molti ne ritrovarono frotte sui balconi e in casa. Puntuale, però, anche questa estate la cimice asiatica è tornata. Anzi, non se n'è mai andata e continua a provocare danni ingenti, in particolare nei frutteti della Marca.
GLI OBIETTIVI
Basta chiedere, per conferma, ai coltivatori di pere, che proprio in questi giorni hanno iniziato la raccolta: circa un terzo dei frutti (una percentuale variabile, in media, tra il 30 e il 40 per cento) purtroppo è da buttare, inevitabilmente guastato dal morso degli insetti originari dell'Estremo Oriente (ma ormai endemici anche in molte zone d'Italia, compreso il nostro territorio). Dalla fascia meridionale, tra San Biagio a Preganziol, a quella a ridosso del Montello e della Pedemontana, da Montebelluna a Nervesa della Battaglia, le cimici stanno attaccando soprattutto la varietà Williams: perforano la buccia per succhiare la polpa del frutto, compromettendone così il corretto sviluppo (in gergo, la nanizzazione) o lasciandolo tutto bucherellato, quasi fosse un pezzo di sughero. Pere e altri tipi di frutta colpiti (come mele, pesche o kiwi) sarebbero comunque in realtà commestibile, ma l'aspetto ben poco invitante li rende del tutto invendibili.
IL RISULTATO
«Quest'anno è un disastro ribadisce Antonio Borsetto, della sezione frutticoltori di Confagricoltura Treviso, che ha un terreno di 12 ettari a pere a San Biagio di Callalta e altri cinque ettari di altra varietà. - Le cimici hanno punto i frutti giovani, che sono rimasti piccoli e deformati. In quelli più grandi hanno causato macchie con effetto sughero che ne rendono impossibile la commercializzazione da fresco. Ho un danno che va dal 35 al 40 per cento sulle pere e del 20 per cento sulle mele Gala, anche quelle in raccolta».
LE CONTROMISURE
Ad oggi le difese contro questo parassita sono ridotte: l'unico sistema in grado di assicurare un'efficacia dimostrata è rappresentato dalla protezione dei frutteti con reti anti-insetto. Ma il loro utilizzo è piuttosto limitato, anche a causa degli elevati costi. Per questo da Confagricoltura sollecitano un intervento da parte della Regione, sotto forma di contributi o agevolazioni finanziarie: «Bisogna entrare nell'ordine di idee che la cimice asiatica dev'essere considerata come una calamità naturale, come una grandinata o una tromba d'aria. Questo è un danno che non è circoscritto, ma ha colpito tutti». E per giunta infierisce su un comparto già alle prese con le battaglie sui prezzi all'ingrosso con la grande distribuzione organizzata e un meteo sempre più imprevedibile. Le conseguenze rischiano di essere estreme: «O si fa qualcosa avvertono i frutticoltori o saremo costretti ad estirpare i frutteti».
Mattia Zanardo