Il Pd non molla Manildo «Non ti devi dimettere»

Mercoledì 13 Giugno 2018
IL CASO
TREVISO Un diluvio di messaggi. Non tanto dai suoi colleghi di partito, che comunque non sono mancati, ma dai cittadini. Che lo chiamano, lo fermano per la strada e gli chiedono una sola cosa: «Non lasciare». Giovanni Manildo, in questi giorni dedicati alle ultime pratiche burocratiche prima di lasciare il suo posto a Ca' Sugana al nuovo sindaco Mario Conte, è dibattuto. Ha annunciato in conferenza stampa di volersi dimettere da consigliere comunale. Non ha intenzione di guidare l'opposizione. Preferisce ritirarsi dalla scena, tornare al suo lavoro di avvocato e dedicarsi alla famiglia. Lo ha detto davanti a tutti, senza nascondere una certa emozione. Ma, nel giro di poche ore, si è messa in moto una macchina con il solo scopo di fargli cambiare idea. E anche il Pd si sta facendo sotto.
GLI APPELLI
Giovanni Tonella, segretario cittadino, lo dice chiaramente: «Sono dell'idea che dalla politica non ci si dimette - osserva - Manildo ha parlato così per via della delusione e dello sconforto. Lui è una risorsa per il Pd e deve continuare. E sono convinto che continuerà a lavorare con noi, vedremo se restando dentro il consiglio comunale o da fuori. Per quel che riguarda il Pd, queste elezioni non hanno lasciato rancori o tensioni. Magari ci sarà stato qualcosa durante la campagna elettorale, ma si è trattato di normali questioni legate alla corsa per le preferenze. Per il resto la situazione è molto tranquilla». Antonella Tocchetto, sulla questione Manildo, è più netta: «Sono pronta a firmare qualsiasi appello rivolto a Manildo perché rimanga in consiglio comunale. Umanamente lo capisco, ma deve restare anche se so che fare l'opposizione non è nelle sue corde. Ma lasciare, andarsene, sarebbe un errore». Roberto Grigoletto aggiunge: «Spero che rimanga, tanti cittadini mi hanno contattato per chiedermi di convincerlo a non dimettersi». Al coro si unisce anche Stefano Pelloni, il più votato nel Pd: « Certo se si dimetterà entrerà un bravo consigliere uscente come Nicolò Rocco - osserva - se la sua è una scelta familiare e professionale non la discuto, ma se la sua scelta è una scelta politica gli chiedo di ripensarci». E di fronte a tutti questi appelli, il quasi ex sindaco (manca ancora l'ufficialità al voto di domenica) sta riflettendo. Nelle prossime ore il Pd farà anche un passo ufficiale e, a quel punto, Manildo dovrà dare una risposta concreta.
IN CONSIGLIO
In attesa della scelta di Manildo, Tonella sta comunque preparando il terreno per il Pd, che trasloca dai banchi della maggioranza a quelli dell'opposizione: «Il Pd, nonostante la sconfitta, esce più forte. Portiamo un consiglio comunale un bel gruppo, migliore di quello uscente. Ci sono persone più consapevoli e competenti. Sono contento poi che i nostri assessori uscenti (Liana Manfio e Roberto Grigoletto ndr) siano stati eletti con ottimi risultati. Non possiamo che essere consapevoli della sconfitta, ma siamo pronti a fare un'opposizione dura, durissima. Secondo noi Conte non ha i numeri per fare il sindaco e le sue prime mosse lo dimostrano».
Tonella fa riferimento all'intenzione di rivedere, se non proprio smantellare, le zone a traffico limitato: «Già si comincia male da parte del nuovo indaco, ma sarà lui il vero sindaco? - si chiede maliziosamente - è sbagliato tornare indietro sulla pedonalizzazione del centro storico. Pedonalizzazione e potenziamento dei parcheggi sono due obiettivi conciliabili e tra l'altro in atto grazie all'azione dell'amministrazione di Giovanni Manildo. Tornare indietro è sempre sbagliato, soprattutto in questo caso».
LE CAUSE DELLA SCONFITTA
Infine l'analisi del voto. Tonella la riassume in pochi concetti: «Storicamente i voti del centrodestra sono sempre stati tra i 19mila e i 21mila, quelli del centrosinistra attorno ai 16mila. In questa tornata elettorale, è inutile girarci attorno, il centrodestra ha iniziato a vincere quando il governatore Luca Zaia ha iniziato a mediare insistendo con l'operazione Gentilini. In quel momento ha compattato uno schieramento che prima era frammentato. E questo ha influito moltissimo».
Paolo Calia
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