Il funerale ad Asolo

Sabato 17 Marzo 2018
IL RITO FUNEBRE
ASOLO «Era un sognatore come lo è un pilota, non aveva problemi a gettare il cuore al di là dell'ostacolo». Così ieri mattina il pilota Loris Reggiani ha ricordato il patron dell'Aprilia Ivano Beggio prima del funerale in Cattedrale. La chiesa era affollata da tantissimi ex dipendenti, amici e fan che sono arrivati da tutta Italia per dare l'ultimo saluto all'imprenditore, ex presidente di Confindustria Venezia, venuto a mancare a 73 anni, a causa di una malattia, nella sua villa di Asolo.
IL RICORDO
«Mi ha permesso di continuare a correre quando avevo deciso di smettere- ha detto Reggiani sul sagrato della chiesa- Beggio ha accettato la sfida di costruire la prima Aprilia con due lire, nessun imprenditore avrebbe corso rischi del genere, ma lui era un fuoriclasse, fuori dagli schemi». A stringersi attorno alla moglie Tina, che con Beggio ha condiviso oltre 50 anni, al figlio Gianluca con la moglie e i nipotini, e alle sorelle, c'erano anche i big dell'imprenditoria veneta che, all'uscita dalla Cattedrale, hanno voluto ricordare l'amico come «un imprenditore generoso, che è sempre stato un benefattore, ma donava in modo silenzioso», nelle parole della presidente di Fondazione Canova Franca Coin che, al fianco del marito Piergiorgio Coin, descrive Beggio come «una persona geniale». Con loro, c'era Rene Fernando Caovilla, per cui «Ivano era un amico caro e gentile, un imprenditore che ha scritto una grande pagina della storia».
GLI AMICI
C'erano anche Giuseppe Stefanel, Umberto Marzotto, Fabrizio Servente. E, tra il gruppo di amiche, sempre vicino a Tina, c'erano Gemma Marzotto, Tutti Stefanel, Lalla Benetton, Bianca Rivabene e Gigliola Ceccato che insieme a Franca Coin, Tina ed Ivano Beggio hanno raccolto negli anni moltissimi fondi per i bambini poveri della Polonia e della Romania, ance tramite aste battute da Christie's a Venezia. «Ivano voleva togliere dalla strada tutti i bambini poveri, è l'esempio di imprenditore illuminato, una volta in Romania avevano rotto un generatore di corrente, lui subito disse che ne aveva uno in più di cui non sapeva cosa farsene, in realtà lo andò a comprare, non ha mai voluto apparire», ricordano gli amici imprenditori. Ma Ivano non era amico solo dei big. «Era venuto al mio matrimonio, ed era rimasto fino alla fine», ricorda il giardiniere che per 20 anni ha curato il grande parco di villa Contarini detta Degli Armeni, che Beggio aveva restaurato. «Ricordo anche la sua ultima festa per i 70 anni in villa, c'ero anch'io, ed era bello quando apriva a maggio la chiesetta ancora consacrata che fa parte del compendio da lui acquistato. Voleva che tutti i cittadini potessero visitarla e condivideva quel momento di festa con la comunità, mettendo a disposizione un ricco banchetto».
LA FEDE
Anche monsignor Giacomo Lorenzon, nell'omelia, ha ricordato «quando ci invitava tutti nella sua chiesetta, molti ricordano la splendida ospitalità che ci offriva, mostrandoci la bellezza dell'ingegno umano nell'arte». Ad animare la cerimonia il coro Venice Academy, diretto dal maestro Roberto Zarbellon, che intonava le musiche scelte dalla moglie Tina, con il dominante suono dell'oboe, a ricordare il periodo in cui si erano incontrati, quando si ascoltava la colonna sonora del fim Anonimo Veneziano. «Da presidente del Festival del Veneto, Beggio mi aveva ripetuti più volte che amava la musica e la cultura, ma quella di qualità», ricorda il maestro Zarpellon. «Ha collaborato con generosità con le istituzioni, tutti hanno un ricordo bello, in famiglia, nel lavoro, nello sport e nella vita sociale, la sua è stata una vita ricca di successi», ha detto il parroco. «Era un condottiero, mi piaceva chiamarlo così, ha creduto in un grande ideale di vita e lavoro coinvolgendo tante persone che lo ricordano con gratitudine e riconoscenza». Beggio vedeva la vita come «una traversata, ma la fede appresa in casa da mamma Iva lo aiutava a guardare con fiducia e coraggio le sfide, anche nell'affrontare la malattia». La sua sede di spiritualità, ha ricordato don Lorenzon, l'ha portato anche in Oriente per poi ricondurlo nella serenità di Asolo: «Mi parlava con tanto calore del cammino di Santiago che prevedeva di fare con la moglie Tina anche quest'estate, per lui il cammino era simbolo del percorso dell'esistenza umana». Beggio affrontava «con il coraggio dell'imprenditore e l'umiltà del credente le sfide, per lui più del successo e delle vittorie ciò che contava davvero erano rettitudine, la lealtà, l'armonia e la pace. Dal papà Alberto aveva ereditato non solo piccola officina di biciclette Aprilia ma anche la saggezza che l'ha sempre sostenuto».
I DIPENDENTI
Tanti i suoi ex dipendenti al funerale : «Ci portava al Mugello organizzando pullman per mille persone, voleva che facessimo la collina con tutte siamo arrivati ad essere 1600 dipendenti con lui, e considerava tutti noi, dal primo all'ultimo come membri di una grande famiglia, era un signore con la s maiuscola», ricorda un ex dirigente. Era riservato, ma con le persone che conosceva era sempre di compagnia: «quando Aprilia vinceva ci portava tutti a festeggiare, con lui lavoravamo volentieri anche di domenica. Datori di lavori uguali a lui non ce ne saranno». Chi lavorava per lui, diventava suo amico: «Amava la musica, un giorno ha portato anche me a Bassano ad un concerto dei Pooh«, ricorda il suo cuoco personale che lavorava nella villa. Non mancava il sindaco di Asolo Mauro Migliorini, i primi cittadini di Noale e di Scorzè e l'assessore di Venezia De Martin. Max Biagi è stato tra i primi a fare le condoglianze alla moglie Tina. Poi, a scortare il feretro ricoperto di rose rosse fino ai Giardini Beggio della Rocca di Noale, come richiesto da Beggio prima di andarsene, sono state una ventina di colorate Aprilia Motò, il suo modello preferito, disegnato da Philippe Stark, guidate membri del Club Italia 6.5, di cui Beggio faceva parte. Tra loro c'era anche il presidente del club Italia Maurizio Pinto e Pierpalo Gastaldo, che teneva i rapporti diretti con Beggio. «Ciao Ivano!» hanno gridato in tanti. Poi un grande applauso del pubblico, per dimostrare tutta la gratitudine verso un uomo che per tutti è stato «un grande».
Maria Chiara Pellizzari
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